lunedì 19 luglio 2010

Domenica 17 Luglio 2010




Ci risiamo.
Era da un pezzo che non aggiungevo itinerari su questo blog, colpa del tempo inclemente della scorsa primavera, colpa dei pressanti impegni di lavoro, colpa dell’età che avanza…boh.
Stamattina ho bisogno di andarmene, il caldo è soffocante e non ho voglia, benché abbia cose da fare in ufficio, di passare il quarto week end di fila chiuso tra quattro mura.
 Le montagne qui intorno mi daranno refrigerio.
 Ho appena fatto il cambio olio e gomme alla vecchia VFR che, lucida e fiammante, sembra mi inviti a saltarle in groppa ogni volta che le passo vicino.
 Ho sostituito i Dragon con i Pilot e la differenza di comportamento è incredibile, sembra di guidare un’altra moto; la tenuta di strada è ottima e la discesa in piega sembra avvenire con la sola forza del pensiero.
 Ho seguito un ottimo consiglio
. Mi avvio verso il Passo di Forca d’Acero con l’intento di stravaccarmi sotto un faggio a leggere e pensare ma sembra che altri sette milioni di persone abbiano avuto la mia stessa idea.
 Una caciara indescrivibile, bambini vocianti, escursionisti della domenica, edonisti in Harley e similari, un banco di salumi e prodotti tipici con musica tipo “Campagnola bella” a tutto volume.
 Mi fermo cinque minuti a salutare un signore che conosco, l’altra vlta aveva la splendida Bianchi 250 del ’49, che stavolta è venuto su con una Guzzi Airone ex carabinieri restaurato in maniera, manco a dirlo, splendida.
Anche lui sta andando via, diretto posti più tranquilli.
 Scavallo e decido di fare di nuovo il percorso verso le Gole del Sagittario.
 Il traffico è scarso.
Ho la riprova che il turista della domenica è una specie gregaria, si riunisce in branchi compatti in luoghi prestabiliti e urla i suoi richiami tipo…Jessica, sta attenta a mamma’ che passano le macchine.
La strada scorre veloce piega dopo piega e mi ritrovo a Scanno in pochissimo tempo.
Caffè, sigaretta e Coca Cola gelata sulle rive del lago.
 Guardo le indicazioni per Sulmona e penso che, tutto sommato, non sono troppo distante dall’Aquila dove studia mia figlia.
E’ da un po’ che non vedo la ragazza, sta studiando sodo.
 Gli ultimi esami prima della laurea.
Le telefono e la invito a pranzo, ovviamente accetta.
Mi bevo le curve fino a Cocullo e imbocco la A24.
 L’autostrada è deserta, conosco bene quel tratto:fondo buono, assenza di autovelox e tutor, Polizia Stradale assolutamente latitante.
 La VFR va che è un piacere, il paesaggio ricorda quello delle highways americane dei film. Padrone assoluto della strada apro il gas sempre di più fino a vedere la lancetta del tachimetro superare la tacca dei 240 Km/h.
 Ho un brividino di eccitazione lungo la schiena… via, che sarà mai un po’ di trasgressione?
Non corro il rischio di far male a nessuno se non a me stesso e, nello stesso momento, su al Sachsenring , Rossi, Stoner e compagni stanno andando molto più forte di me. Lascio la manetta aperta fino all’Aquila.
Ottantacinque chilometri bevuti in 24 minuti; non male per una ventenne.
Il pranzo con mia figlia va benissimo anche se il ristorante non è un granchè ma non ce ne sono altri aperti; l'Aquila di domenica è un deserto.
 E' un piacere vederla ogni tanto… mi manca.
 Riparto a malincuore. Vado su per l’altopiano delle Rocche, strada perfetta per tirare un po’ il collo alla vecchietta…fondo buono, curve lunghe come una quaresima da fare a gas quasi spalancato, temperatura gradevolissima.
 Mi diverto.
Da Ovindoli a Celano la strada è un po’ più impegnativa ma sempre divertente, c’è traffico.
Celano – Avezzano è senza storia.
 A Avezzano decido di passare per il Monte Salviano, peccato che la strada sia molto trafficata altrimenti ci sarebbe da divertirsi davvero, mi godo il panorama con la Honda che ronfa sorniona e soddisfatta.
Da Capistrello scelgo di fare la strada statale Avezzano – Sora, percorso tecnico e medio veloce; di quelli che fanno emergere il “manico”.
Lascio correre la moto senza forzare, comincio a essere stanco.
Mi concedo una sosta a Canistro alle sorgenti dello Sponga, un posto magico con laghetti e cascatelle e un fresco delizioso.
Arrivo a casa stanco e felice.
Doccia, cena leggera e via per il Liri Blues Festival… Rusty Wright e Michael "iron man" Burks sono due bluesmen di razza.

Potenti, scenografici, superlativi. Il concerto è il degno coronamento di una giornata perfetta.