lunedì 23 agosto 2010

MOTO GUZZI Passato, presente e riflessioni

Mi è capitato un tempo di frequentare i raduni dei Guzzisti.

Gente animata da passione genuina per un marchio dal passato glorioso che in massima parte tiene stoicamente in vita un patrimonio storico inestimabile: T3 e T5, V7 e California di tutti i modelli e di tutte le epoche, piccole V35 e V50 e le loro eredi custom.
Età media delle moto: venti anni o giù di lì.
Avete mai visto un raduno di Ducatisti, di Harleisti o di Bmwisti?
Al loro confronto i Guzzisti sembrano l’armata Brancaleone.
Non se ne abbiano a male, per carità, il mio cuore batte a due cilindri a V di 90° trasversali; sono uno di loro.
Ma tant’è.
In generale nutro una avversione profonda per le divise ma un piccolo moto di invidia – o forse di rimpianto - mi viene guardando le immacolate tute di pelle e i caschi firmati dei Ducatisti e le barbe, le frange e le pacchianerie degli Harleisti.
Perché mamma Guzzi non è riuscita a creare uno “spirito di appartenenza”?
Colpa della vetustà del progetto del bicilindrico?
No.
Il V trasversale Guzzi, seppur anzianotto, non ha una architettura più vecchia delle Ducati, delle Harley e delle BMW; anzi.
L’origine dei motori di Milwaukee e di quelli bavaresi risale ai primi decenni del secolo scorso e le meccaniche delle moderne Ducati bicilindriche sono figlie e nipoti del Pantah 500 di Taglioni.
Colpa di una politica commerciale miope tesa a massimizzare la resa degli investimenti, possibilmente altrui, nel breve e brevissimo periodo.
Poi si vedrà e, con ogni probabilità, qualcuno pagherà.
E’ fresca fresca la notizia che Alitalia ( stessa proprietà della Moto Guzzi ) ha bisogno di altri soldi e che il piano industriale iniziale subisce uno slittamento di almeno un anno.
E’ confortante apprendere che la compagnia di bandiera, ceduta per un tozzo di pane, perdeva un milione al giorno prima della acquisizione mentre ora perde soltanto 900.000 Eurini pro die ( Cifre dalla pagina finanziaria de “Il Giornale”).
Io sono soltanto un motociclista e non ho le competenze per valutare L’Alta Finanza.
Ho però una precisa idea di chi sarà a pagare.
De Tomaso docet e probabilmente il ragionier Colaninno impara.
Almeno il buon Alejandro fu’ lesto a trasformare nella Daytona il prototipo del Dr John.
Operazione commercialmente disastrosa per colpa della solita mentalità sparagnina.
Mi viene il magone guardando la pubblicità delle nuove Cafè Sport.
Una “operazione nostalgia” tra le più bieche.
Non bastano un serbatoio fotocopiato dal Le Mans I, una sella clubman e qualche orpello a far rivivere l’epopea sportiva della Moto Guzzi.
Le nuove “piccole” sono e restano delle Nevada travestite che, a loro volta, sono state il travestimento delle V35 e 50.
Non sono uno smanettone ma mi piace ogni tanto provare un piccolo brivido da ingarellamento; non mi va assolutamente di competere, in termini di prestazioni, con le Royal Enfield.
Una settemmezzo, presunta sportiva, con 50 cavalli?
V12 Strada - Prototipo EICMA 2009
V12 Le Mans - Prototipo EICMA 2009
Li aveva la R65 della metà degli anni 80.
La VFR del 1990 con cui vado in giro di solito ne ha più del doppio.
Che fine hanno fatto gli splendidi progetti presentati all’EICMA 2009?
MAS 12 - Realizzata
Big Bore 1 Millepercento - Realizzata
Eppure, a guardarsi intorno, le idee non mancano, sia a livello estetico che meccanico.
MAS 12, BigBore1, gli splendidi disegni (sarebbe meglio definirli progetti) di Oberdan Bezzi, le special favolose di Filippo Barbacane, le sculture a due ruote di Giuseppe Ghezzi.
Tanto per citare.
"Anima" Firestarter Garage - Realizzata
Probabilmente alla attuale dirigenza interessa molto di più conquistare i mercati asiatici con un altro reperto archeologico: L’Ape Piaggio.
Sic transit gloria mundi.


V/ - Progetto di Oberdan Bezzi