martedì 19 aprile 2011

Domenica 17 Aprile 2011

E finalmente è di nuovo Domenica.
Il tempo non è male, si può azzardare un giro in moto anche se la temperatura è piuttosto bassa.
Perdo un po’ di tempo a installare sul plex della moto la piccolissima telecamera che ho scovato e acquistato in internet.
L’idea della “on board camera” mi stuzzicava da un po’ ma bisognava trovare l’attrezzo adatto.
Ovviamente sarebbe stato possibile utilizzare il cellulare o la macchina fotografica ma quegli oggetti oltre ad essere ingombranti sono anche piuttosto costosi e difficilmente collocabili.
La Mini DV 80 invece ha un costo contenutissimo e ha in dotazione una serie di supporti per svariate installazioni.

Ok, si parte in direzione Passo a quota 1600.
Ho indossato il sottotuta termico ma man mano che si sale la temperatura scende in picchiata e il freddo, anche a velocità ridotta, è insostenibile; a metà strada ci sono ancora chiazze di neve sui prati e il termometro della Honda segna 6°C.
Basta così, per oggi non è cosa.
Meglio stare tranquilli e fare un salto a salutare i ragazzi di Techno Racing Team ( http://www.technoracingteam.it ) che proprio stamattina a Isola del Liri presentano le moto i piloti e gli sponsor per la stagione 2011.
Bisogna dire che hanno fatto le cose per bene, le moto ben esposte, le divise inappuntabili, il buffet fornito e tanta cordialità e simpatia.

Ovviamente le mie preferenze motociclistiche vanno alle vecchiette.
Alla Kawasaki Z1000 di Willi con il suo serbatoione in alluminio autocostruito -fatto per imbarcare quanta più benzina possibile dal momento che correrà nell’Endurance - , i cerchi Comstar delle Honda anni ’80 che sopperiscono alla loro dubbia rigidità con un look davvero aggressivo e il manubrietto stretto stretto come piace al suo pilota che preferisce stringere la tanka anche con gli avambracci.











Alla Kawasaki Z900 di Mauro, quella di cui parlai qualche tempo fa, che ora, almeno esteticamente e meccanicamente è ultimata.
Le soluzioni ciclistiche invece dovranno essere testate in pista.
A volte sulla carta e sul cavalletto la moto sembra perfetta e poi, alla prova dei fatti, bisogna magari disfare tutto e ricominciare da zero; così come altre volte tutto fila liscio come l’olio e la moto risulta subito competitiva.
Auguro al proprietario/preparatore che tutto vada per il verso giusto.











Alla Honda 500 Four che farà il campionato della montagna.











Così come farà il campionato della montagna la Honda Hornet 600.

Il manubrione della Hornet mi fa tornare in mente Gianni Cresta, un piemontese che alla fine degli anni ’70 faceva le “corse in salita”, come si chiamavano allora con una Suzuki 380 GT su cui aveva montato il manubrio della SWM da cross del fratello Danilo a cui rubava anche gli stivali.
Con quel motard ante litteram vinse anche un paio di campionati.

Personalmente sono assolutamente d’accordo con questa soluzione che consente un controllo migliore della moto rispetto ai semimanubri.
Saluto e mi avvio verso casa.
Stacco la telecamerina dalla moto e la attacco al piccì.
Ho registrato tutto all’infuori di quello che mi interessava.
Però la definizione è buona anche se le immagini ballano un po’ seguendo le vibrazioni del plex.
Dovrò trovare un modo per assorbirle e soprattutto dovrò fare una gran pratica con quell’oggetto.
Sarà dura, io e l’elettronica siamo incompatibili.
Non per nulla amo le vecchiette che non hanno a bordo nessuna centralina, la cui carburazione si fa con il vacuometro e l’incremento di prestazioni si cerca lavorando sulla meccanica e non sull’elettronica.

domenica 3 aprile 2011

Domenica 3 Aprile 2011 - La Campania che non ti aspetti

Aspettavo una giornata come questa da tempo.
Tersa, calda ma non afosa, profumata di primavera.
Un giro in moto dopo la pausa invernale è d’obbligo.
Per fortuna mi sento un po’ meglio dopo che l’altro giorno la distratta Signora in Fiat Punto che mi precedeva si è prodotta in una “svolta a sinistra senza segnalazione” da manuale causando la classica caduta scivolata con relative ammaccature tra cui una dolorosissima distorsione al pollice destro.
Anche la fiancata sinistra della VFR ha dei bei graffi piuttosto vistosi.
Vabbè, capita.
Breve giro di prova; riesco a guidare senza tutore anche se ogni tanto delle fitte atroci partono dal pollice per affondare nel centro del cervello.


Per sicurezza porterò con me degli antidolorifici.
Destinazione: la zona montuosa della Campania e il Parco Regionale del Matese in particolare.
La strada a scorrimento veloce (per cortesia non ridete, l’hanno chiamata proprio così) Sora-Cassino è sempre la stessa pericolosissima arteria zeppa di automobilisti della domenica e di emuli di Schumacher.
Per fortuna è breve.

Faccio tappa a San Pietro Infine, un paesino completamente distrutto durante l’ultima guerra tanto che è stato riedificato altrove ma che ora stanno recuperando come “Parco della memoria storica”.
Ci venni anni fa quando tutto era come quando il paese venne abbandonato e ne rimasi impressionato.
Esprimeva, anzi urlava, tutta la tragedia delle popolazioni civili travolte dalla guerra.
Ora che tutto è pulito e ordinato, con tanto di lapidi commemorative e pezzi di artiglieria dell’epoca sparsi in giro, ha perso a mio avviso la sua carica emozionale.
Sembra un diorama.
Peccato.
Torno sulla Statale per Isernia.
Strada in saliscendi dall’asfalto perfetto e dalle curve ampie ma molto trafficata.
Resto nei limiti di velocità baloccandomi senza impegno tra i curvoni.
Qualche fitta al pollice mi ricorda che le mie condizioni fisiche non sono delle migliori e che non è assolutamente il caso di forzare.
Farò il turista anche se i cavalli della Honda scalpitano; per una volta le briglie resteranno belle tirate.
Non mancherà occasione per allentarle.
Un’altra volta, non oggi.
A Roccaravindola inizio a salire verso il Lago di Gallo.
La strada è tortuosa e con un fondo discreto, però è stretta e trafficata.
Mantengo strettamente la velocità codice.
Il paesaggio è tipicamente montano – sono a oltre mille metri di quota - e invernale nonostante il termometro della VFR indichi 21°.
Sicuramente sarà diverso quando i faggi avranno messo le foglie.
La strada si allarga in un percorso con curvoni tipici di un altipiano fino al Lago Matese.
Peccato che l’asfalto porti i segni tipici del gelo con crepature e ghiaietto.
Vabbè, tanto non ho intenzione di allungare il passo.
Il Lago Matese è grande e limpido e con le montagne ancora innevate che si riflettono sull’acqua.
Questa è la Campania che non ti aspetti.
Per quasi tutti la regione è soltanto la costa e la costiera e invece ce n’è un’altra completamente diversa e altrettanto affascinante.
La strada che scende verso Caserta è tortuosa al punto giusto, con un ottimo fondo ma irrimediabilmente stretta.
C'è traffico.
Forse per questo è disertata dai motociclisti: troppo pericolosa.
I SUV che salgono ( ma si saranno radunati su questa strada tutti i SUV della Campania? ) lasciano giusto lo spazio necessario.
Un errore piccolo in uscita di curva significa stamparsi irrimediabilmente contro uno di quei mostri.
Azzardo qualche piega solo quando ho la piena visuale della strada ma le occasioni sono pochissime.
Arrivato al fondovalle faccio tappa a Sant'Agata De Goti, splendido borgo medioevale, e poi trotterello verso San Leucio, l’antica Ferdinandea.
E’ un tuffo nel 700.
Salgo fino al Belvedere.
Il Belvedere e l’edificio prospiciente sono in uno stato di deplorevole e colpevole abbandono.
Continua a 150 anni dall’unità di Italia l’operazione di sistematica cancellazione della memoria del Sud ricco e colto.
Si perpetua, per dirla con Pino Aprile, la strategia tendente alla affermazione della “minorità” del sud.
Eppure, cito: … La cittadina era una sorta di moderna repubblica che si fondava su tre principi, scritti in un apposito codice di leggi, a cui gli abitanti dovevano attenersi: la buona fede come virtù sociale, il merito come spinta al lavoro e l’educazione alla base della collaborazione tra gli individui.
Nella successione non c’era più nessuna differenza tra maschi e femmine, tutti avevano gli stessi diritti ed ereditavano beni in eguale misura.
Le mogli non erano tenute a portare la dote perché lo Stato provvedeva a fornire la casa arredata e quello che poteva servire agli sposi.
Ogni manifatturiere poi, cioè ogni dipendente delle manifatture della seta, era tenuto a versare una parte dei guadagni alla Cassa della Carità, istituita per gli invalidi, i vecchi e i malati.
Ci sarebbero voluti “eroi” come Garibaldi e Cavour per sostituire con le leggi egalitarie e libertarie dei debosciati re sabaudi tanta borbonica barbarie.
Comunque gli Ozii di Capua dal Belvedere sono uno spettacolo della natura con il Volturno che si snoda pigro e sontuoso sotto il Monte Rageto, dall’altra parte della valle.
Il rientro via autostrada è senza storia alla fine di una giornata piacevole anche se faticosa.
Ah, dimenticavo...passando per Capua mi sono fermato ad acquistare un po' di mozzarelle di bufala.
A mio avviso quelle de "La Baronia" sono tra le migliori in assoluto.
Credo proprio che quella di stasera sarà una ottima cena.