martedì 28 giugno 2011

Tuning su VFR 750 RC36

La Honda VFR 750 o RC36 è una moto che mi è da sempre nel cuore.

Ne ho avuta una del 1990 che mi ha soddisfatto pienamente.
Ancora oggi viaggio su una VFR del 2000, l'ultima con la cascata di ingranaggi e la prima con l'iniezione elettronica.
Il V4 con la distribuzione a cascata di ingranaggi, figlio di quello della mitica RC30, è un propulsore che conquista, corposo e pieno.
L’architettura, quasi un doppio bicilindrico, coniuga il tiro del due con l’allungo del quattro.
Il telaio perimetrale a doppio trave in alluminio e il forcellone monobraccio regalano una tenuta di strada sincera senza reazioni incontrollabili.
Una moto con tanti pregi e pochissimi difetti che la Honda metteva in vendita venti anni fa alla sicuramente non modica cifra di quindici milioncini, liretta più liretta meno.
Se se ne vendettero tante all’epoca il prodotto doveva per forza essere buono.
Gli unici appunti possono essere mossi alla linea un po’ troppo matronale e la sospensione anteriore senza alcuna regolazione e un tantino troppo soffice.
I “tuner” esistono proprio per rimediare ai “peccatucci” dei costruttori.
Enzo, il proprietario di questa VFR, è intervenuto proprio dove mamma Honda ha avuto qualche leggera defaillance.
Il codone originale e il telaietto di sostegno sono stati messi da parte e al loro posto sono comparsi il codone affilato e spigoloso di una Yamaha R6 montato su un telaietto realizzato ad hoc.
Due lamierini d’alluminio chiudono degnamente lo spazio tra il codone e le feritoie di scarico dell’aria di raffreddamento.
La VFR aveva uno scarico laterale piuttosto voluminoso posto dal lato opposto al monobraccio e che copriva la leggerezza della ruota posteriore.
Lo scarico fuori ordinanza di un CBR adattato al collettore originale della Honda ha rimesso in piena vista la ruota con innegabili vantaggi estetici.
L’avantreno è stato sostituito con una robusta forcella upside down prelevata da una Suzuki GSX-R con parafanghetto di un Monster.
Anche la carena è stata sostituita con quella molto più affilata di una Honda VTR debitamente adattata da cui spunta un faretto poliellissoidale dalla dubbia efficacia ma che mette la moto in condizioni di viaggiare su strada senza che i Tutori dell’ordine abbiano troppo da ridire.

La vetroresina ha anche coperto e levigato la parte inferiore posteriore del serbatoio che in origine aveva gli incavi e gli innesti per la sella.
Al momento non c’è strumentazione ma sembra che sia in arrivo un contagiri elettronico.
Il motore non ha avuto bisogno di interventi essendo già abbastanza turbolento di suo.