sabato 13 dicembre 2014

Moto Guzzi 1000 SP II by Antonio Fracasso

La Guzzi 1000 SP II fu messa sul mercato nel 1986 in sostituzione della SP con l’intento di contrastare, nel settore delle moto da turismo a largo raggio, le novità che Honda e soprattutto BMW stavano proponendo alla clientela.
Rispetto alla1000 SP presentava la novità delle teste “quadre”, un nuovo look e soprattutto la ruotina anteriore da 16” accoppiata a dischi in acciaio in luogo di quelli in ghisa della SP.

La ruota con cerchio da 16” se da un lato migliorava la guidabilità dall’altro dava luogo a fastidiosissimi svergolamenti della forcella in frenata.
Dovetti  anche io confrontarmi con questo problema su una T5 che ha accompagnato per qualche anno le mie scorribande.
Risolsi parzialmente il problema sfilando gli steli di ben 25 mm (riguadagnando in pratica il pollice che mamma Guzzi aveva tolto al raggio del cerchio) e alzando al massimo gli ammortizzatori per avere quanto più carico possibile sull’avantreno.
Antonio Fracasso è uno dei miei amici di Facebook  e mi ha incuriosito una foto della sospensione anteriore che ha postato.
Gli ho scritto chiedendo chiarimenti e altre foto e lui, molto gentilmente, mi ha fornito il materiale fotografico e dettagli tecnici.
Antonio è intervenuto in modo sostanziale sulle sospensioni adottando soluzioni che a me sembrano molto interessanti e, a quanto pare, anche estremamente funzionali.
All’anteriore ha svuotato la forcella, costruito due massicce piastre, una sulle teste dei foderi (in funzione sia di ancoraggio dell’ammortizzatore e sia di antisvergolamento) e una in sostituzione di quella superiore della forcella stessa e inserendo tra le due un ammortizzatore regolabile Koni.
Quindi ora è possibile regolare la durezza e l’altezza della sospensione.
Una via di mezzo tra il sistema Girder e quello Telelever che risolve e non somma i noti problemi dei due sistemi: la complicazione costruttiva della Girder e lo scarso feeling con l’anteriore del Telelever.







Al posteriore Antonio ha pensionato gli ammortizzatori laterali (tanto uno lo aveva già utilizzato all’anteriore) e costruito un sistema di leveraggi progressivi con monoammortizzatore posto sul lato sinistro della moto.
Anche in questo caso la sospensione diventa completamente regolabile e consente anche di variare l’altezza del retrotreno.




L’estetica della SP II è rimasta invariata se si eccettua l’eliminazione della carenona originale, sostituita dall’ elegante cupolino del Le Mans I e l’adozione di una strepitosa piastra portastrumenti in alluminio ricavata dal pieno.




Ora Antonio sta lavorando alla costruzione di una sella monoposto ricavata modificando una di quelle della Polstrada.
Un bel lavoro e una buona dose di conoscenza tecnica.
Ho un ammortizzatore Koni che mi avanza, chissà se Antonio sarebbe disponibile a costruire anche per me le due piastre della forcella; farebbero una gran scena anche se la mia Penny ha il cerchio da 18”.







1 commento:

  1. Molto bella. Tra i dettagli bellissima la sella, chi te l'ha fatta?

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