L’incontro con la bellissima e
curatissima Segoni Special Kawasaki di Lorenzo Segoni a Vallelunga mi permette
di chiacchierare un po’ del suo illustre genitore, Giuliano Segoni, che fu uno
dei più brillanti telaisti italiani delle cui geniali creazioni, per qualche
oscuro motivo, si sta perdendo la memoria.
L’antefatto: la presentazione della Honda CB 750
Four, alla fine degli anni ’60, innescò, per ragioni di prestigio e di immagine,
specialmente tra i produttori giapponesi, la corsa al frazionamento dei motori
e all’incremento delle potenze.
In risposta alla proposta Honda, nel 1972
la Kawasaki pose in commercio la Z1 900 –quadricilindrica, bialbero in testa
con comando a catena, 82 CV, 212 km/h effettivi– che fu la moto più potente e
veloce in normale produzione.
Alla crescita esponenziale delle potenze
non corrispose un conseguente adeguamento delle ciclistiche; ne risultarono le
famose “bare volanti” che, complice la non obbligatorietà dei caschi e l’aleatorietà
dei limiti di velocità, mietettero le vite di centinaia di centauri.
La colpa non era però tutta delle motociclette;
passare nel giro di pochi anni dalle mono o bicilindriche alle plurifrazionate ci
faceva sentire un po’ tutti degli “Agostini”, incoraggiava la rotazione del
polso destro facendoci dimenticare che le cavalcature non erano state concepite
per essere guidate come moto da corsa.
Se si volevano sfruttare in pista le
potenzialità delle meccaniche Jap occorreva che queste fossero inserite in
ciclistiche adeguate.
Proprio nel 1972, il giovane ingegnere Giuliano
Segoni, fondò a Firenze la Segoni Special, una piccola azienda per la
produzione di telai sportivi.
I telai di Segoni, se si esclude la
splendida realizzazione monoscocca in duralluminio motorizzata Laverda 750 che
da sola meriterebbe una trattazione a parte, erano essenzialmente costituiti da
un tubo superiore in alluminio di grosso diametro con il propulsore “appeso”.
La configurazione monotrave, a parte la
nota rigidità torsionale del tubo unita alla particolarità del forcellone
scatolato, consentiva quote ciclistiche più contenute rispetto ai telai
tradizionali con conseguenti ovvi vantaggi in termini di guidabilità e tenuta
di strada.
Dopo la prima esperienza nel 1972 alla
200 miglia di Imola con Brettoni alla guida di una special motorizzata Laverda si tentò l’avventura della 24 Ore
del Bol D’Or con una macchina sempre motorizzata Laverda affidata alla coppia
Nico Cereghini – Giancarlo Daneu che nonostante restasse attardata da accidenti
dovuti soprattutto alla alimentazione ( il serbatoio in vetroresina si sfaldava
ostruendo i carburatori ) riuscì a terminare la gara.
Dopo quella esperienza le ciclistiche di
Segoni cominciarono ad essere apprezzate e richieste non solo dai piloti dell’Endurance
ma anche dalla clientela sportiva grazie anche all’appeal delle sovrastrutture
disegnate dall’architetto Roberto Segoni, fratello di Giuliano, che sarebbe poi
diventato un noto designer nel campo dei trasporti; suo, ad esempio, è il
progetto del Jumbo Tram.
Nel 1974 nascono le prime Segoni-Kawasaki
900 che con due esemplari partecipano alla 24 Ore di Le Mans riuscendo a terminare
la gara.
Nel 1975, ancora a Le Mans le
Segoni-Kawa si piazzano al 10° e 17° posto con Valli-Sorci e Daneu-Stanga
mentre nessuno dei team ufficiali italiani riesce a terminare la gara tanto che
la stampa specializzata parla di “disfatta italiana” e Motociclismo commenta: “I Segoni sono gente strana, corrono per passione e amano impegnarsi in
imprese apparentemente assurde”.
Varie
sono state le meccaniche applicate alle ciclistiche di Segoni: Laverda SFC,
Honda Four, Suzuki, Gori per le piccole cilindrate (ingegnoso per questa
realizzazione il doppio pignone sul fulcro del forcellone per mantenere
costante la tensione della catena), MV Agusta – splendida quella realizzata nel
1974 in collaborazione con Arturo Magni – e soprattutto Kawasaki.
Proprio
in sella a una Special Kawasaki nera oggi conservata da Lorenzo con ancora i
segni dell’incidente, il 26 Settembre del 1978, muore Giuliano Segoni e con
tale evento termina l’evoluzione delle ciclistiche dovute alla sua passione.
Oggi
i telai di Segoni vengono replicati fedelmente e con competenza da Guido Calonaci.
Moto interessante, ma se ricordo bene ai tempi i telai Segoni erano stati copiati dai telai Egli.
RispondiEliminaCopiati non direi.....Segoni prese spunto dallo svizzero che trovo subito interessante l idea del " tubone centrale". Poi....per il resto sono due telai completamente differenti! Basta vedere le foto !
EliminaGrazie di aver visitato il mio blog. Per completezza ti copioincollo un commento sulla somiglianza apparso su FB: ...Ovviamente ci sono delle somiglianze, le stesse che ci sono tra tutti i telai a doppio trave o tra quelli a traliccio. Quello che conta sono i materiali, le quote, i dettagli, i motori ai quali adattare il telaio, l'affinamento, il connubio telaio sospensioni motore. Se è per questo anche il Segoni monoscocca è ispirato alla Norton JPS, ma mica l'ha disegnato Peter Williams. e i telai doppia culla in giro per il mondo mica sono tutti delle copie del Featherbed". Ah, per inciso, preferisco i commenti firmati. Lamps
RispondiEliminaBeh hai risposto esattamente !:-)
RispondiElimina