Finalmente il tempo si è rimesso, sembrava che l’inverno non dovesse finire mai.
Ho finito già da un po’ di rimettere in sesto la mia “Vecchietta”, la ormai ventenne VFR , e oggi faccio la verifica su strada.
Niente di eclatante, solo una corsetta fino al passo.
Una trentina di chilometri di curve per testare le reazioni della Honda; si sa, una scivolata ad una certa età …
Tutto OK.
Mentre mi godo la passeggiata a ritmo allegrotto vengo regolarmente sorpassato da moto che vanno su a velocità folle.
Non che io abbia una guida da pensionato,anzi, la mia andatura è abbondantemente oltre la soglia del ritiro della patente, ma quelli vanno forte davvero.
Si divertiranno? Boh.
Da un po’ di tempo mi capita di vedere sempre più spesso in giro moto classiche e vintage.
Spesso non si tratta di signori di mezza età che, presi dalla nostalgia del tempo della loro giovinezza, acquistano la moto sognata da ragazzi, ma di gente intorno alla trentina.
Di sicuro non le acquistano per risparmiare, il restauro e la gestione di una moto classica non è roba da qualche spicciolo.




Forse a qualcuno, mi comprendo in quel novero, comincia a stare stretta la rincorsa ai cavalli e alle prestazioni pure.
Forse a qualcuno non interessa avere l’ABS, l’assetto regolabile in corsa, l’antisaltellamento, il “ride by wire” o qualsiasi altra diavoleria elettronica.
Forse a qualcuno non interessa avere il computer di bordo con l’acquisizione dati scaricabile sul PC portatile.
Al passo chiacchieravo con due signori un po’ più grandi di me, uno aveva una MV F4 fiammante e l’altro una Bianchi 250 del 1948 splendidamente restaurata su cui aveva montato un piccolissimo orologio che sembrava un oggetto d’oreficeria.




