Continua la mia ricerca di materiali per scrivere
un “ritratto in bianco e nero” dedicato a Franco Mancini.
Qualcosa in verità sto trovando grazie anche a
Williams Alonzi, direttore sportivo del motoclub dedicato appunto a Franco
Mancini, e all’amico Roberto Cianfarani.
In attesa di reperire ancora qualcosa voglio
scrivere qualche riga sulla Parilla di cui Mancini fu pilota ufficiale e più in
particolare della MSDS (Moto Sportive Derivate dalla serie).
Oltretutto sono il fortunato possessore di una 175
Sport del 1953, tuttora in fase di restauro, di cui sembra che il pilota sia
stato primo proprietario.
Fino al 1953 la produzione della Parilla, fondata
da Giovanni Parrilla, si era limitata alla produzione di modelli utilitaristici
a due tempi.
C’erano stati, è vero, modelli sportivi a quattro
tempi limitati però alle competizioni:
la 250 monoalbero a coppie coniche del 1946 rivelatasi però poco competitiva,
la 250 Super sport monoalbero del 1947
con potenza di 17 CV e nel 1948 la 250
Speciale Corsa 250 Bialbero da 20 Cv e 145 km/h.
Il salto di qualità da una produzione nettamente utilitaristica
caratterizzata dai piccoli 2T a una tecnologicamente più evoluta avvenne con il
propulsore da 175 cc nato dalla matita di William Soncini.
Sembra che alla definizione del progetto abbia
fatto in tempo a collaborare Alfredo Bianchi prima di passare all’Aermacchi.
Il risultato fu un monocilindrico caratterizzato
dalla inusuale distribuzione a camma rialzata.
Questo propulsore con il passare del tempo si identificò
con il marchio stesso.
Si tratta di un monocilindrico verticale con
misure quasi “quadre” (59.8x62 mm) dotato di distribuzione azionata una camma comandata da una catena – in qualche
edizione sportiva speciale fu adottata la cascata di ingranaggi – posta in
posizione rialzata che mediante corte
astine comandava i classici bilancieri.
Essendo la camma unica sia per l’aspirazione che
per lo scarico il diagramma di distribuzione risultava per forza di cose
simmetrico.
Tale soluzione, restata peraltro unica nel
panorama motociclistico, riduce
l’ingombro in altezza del motore e evita le difficoltà di raffreddamento
della testa tipiche della distribuzione monoalbero in testa conservando
tuttavia la facilità di regolazione del sistema ad aste e bilancieri.
La ridotta massa delle astine in alluminio ( 7 mm
di diametro per 70 mm di lunghezza) con estremità riportata in acciaio fucinato
minimizza l’inerzia delle stesse permettendo regimi di rotazione piuttosto
elevati per un monocilindrico.
Dal modello di serie venne estrapolato, sotto la
supervisione di Cesare Bossaglia, il famoso “Bassotto”; la Sport Competizione, prima
versione delle MSDS accreditata della velocità di 135 Km/h.
La moto differiva dal modello di serie per il
rapporto di compressione, il diametro del diffusore del carburatore e per il
telaio monoculla aperto che nella parte posteriore era costituito da un unico
tubo e non da più pezzi assemblati insieme.
Nel 1960 il telaio venne modificato nella parte
posteriore e conservò questa configurazione fino alla cessazione dell’attività
della casa.
Veloce e robusta la MSDS riuscì a contrastare con
successo le Morini e le Bianchi ufficiali e nel 1957 Giuseppe Rottigni vinse il
Giro d’Italia nella classe 175 e nel
1958 Vittorio Brambilla conquistò il campionato italiano Juniores.
Le “camma rialzata” ebbero un buon successo di
vendita negli USA dove si era trasferito Rottigni che con le sue vittorie nei
campionati AMA fu un ottimo promoter per l’azienda.
Aumentando la cilindrata delle 175 fino a 250 cc,
venne allestita specificatamente per il mercato americano, un fuoristrada: la
250 Widcat.
Il motore della 250 Wildcat venne montato nel
telaio della 175 e impiegato per la
velocità.
Con una moto del genere Franco Mancini divenne
praticamente imbattibile nelle gare in salita laziali dove spesso risultò più
veloce delle 500 .
Mancini utilizzò la Parilla con buon successo
anche a Vallelunga dove morì mentre cercava di stabilire il record di velocità
sull’ora.
Nel 1964, con una moto simile, Grant arrivò secondo a Daytona.
Ancora la stessa moto riuscì a prendere punti nel
campionato mondiale per merito dell’uruguaiano Marefatan che nel Gran premio d’Argentina
arrivò quinto nel 1962 e sesto nel 1963.
Può non sembrare molto ma bisogna tener conto che
Parilla era una vera derivata di serie e non una GP travestita da stradale come
alcune MV Agusta, Morini e Mondial, moto progettate per le gare e immatricolate
nello stretto numero di esemplari necessario per l’omologazione.
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