Sono anni ormai che il telaio e il motore della mia Parilla 175 Sport del 1953 fanno bella mostra su uno scaffale del mio studio.
Ogni tanto li guardo e penso che prima o poi devo rimettere in moto la vecchietta.
La moto è venuta in mio possesso quando un amico me la fece provare e io dopo aver percorso qualche centinaio di metri andai dritto ad una curva e finii in un fossato alto svariati metri cavandomela fortunatamente con un grande spavento e con qualche ammaccatura.
La moto ebbe meno fortuna di me.
La forcella era piegata, il parafango anteriore accartocciato e la marmitta schiacciata.
L'amico pretese che come risarcimento acquistassi la moto per poco meno di un centinaio di migliaia di lire; tutto sommato feci un buon affare.
Ormai era mia e tanto valeva che la rendessi marciante.
Affidai la Parilla a un certo Salvatore Monreale, un siciliano domiciliato coattivamente nella mia cittadina che oltre ad essere un buon pilota - all'epoca partecipava al campionato della montagna con una Parilla M.S.D.S. - era anche un ottimo meccanico.
I n una quindicina di giorni Salvatore sostituì la forcella originale con una Ceriani con gli steli da
Il risultato fu un guadagno di una trentina di chilometri orari e una ottima accelerazione tanto che riuscivo a dare del filo da torcere agli Scrambler Ducati che all'epoca spopolavano.
Per un paio di anni mi divertii davvero.
Poi fui distratto dalla moto dagli impegni universitari e dall'acquisto di qualcosa di più moderno e performante e la Parilla rimase a invecchiare in un angolo del garage.
Sono indeciso se riportarla alle condizioni originali e se lasciarla nelle condizioni attuali di special d'epoca anche se propendo per quest'ultima opzione.
Ho passato qualche ora sul web cercando pezzi di ricambio di cui ho bisogno e mi sono imbattuto in una Parilla che non conoscevo: la 125 Grand Prix a due tempi con ammissione a disco rotante e cilindro orizzontale, progettata da Cesare Bossaglia, che purtroppo non corse mai.
L'Ingegner Bossaglia era una vera autorità nel campo dei motori a due tempi ad alte prestazioni.
Approdò alla Parilla alla metà degli anni '50 e il suo apporto tecnico fu altamente fruttuoso.
Le modifiche apportate alla 175 a camma rialzata portarono alla vittoria al Giro d'Italia e a Daytona con Rottigni e alla conquista del campionato italiano con Brambilla.
Elettrizzato dai successi Giovanni Parrilla decise di passare ai GP con una moto tutta nuova.
Il progetto prevedeva un motore da 125 cc a due tempi con cilindro orizzondale con ammissione, per la prima volta nel mondo occidentale, a disco rotante.
La moto aveva il cilindro e i carter in magnesio e prevedevano il sistema TT ( terzo passaggio dei gas nel carter) che anticipava di una quindicina di anni tutti gli altri progettisti.
Il propulsore girava a 12000 giri al minuto ma sono sconosciuti dati di potenza e coppia.
Lo scarico era una espansione a doppia conicità e è da considerare che le più o meno contemporanee blasonatissime Rumi montavano dei tromboncini non proprio ideali per un due tempi.
Da punto di vista estetico non è possibile non notare la somiglianza con la Norton 500 detta "Flat" (in pratica una Manx con il cilindro orizzontale); del resto Parrilla si era sempre ispirato per la livrea delle sue moto sportive alla casa Inglese.
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