I ragazzi probabilmente non sanno neppure di cosa si tratti.
E’ una categoria “minore” di gare motociclistiche.





Si corre con tutto.
Moto nuove e vecchie, strani ibridi, mezzi che quando sono stati costruiti nessuno avrebbe mai pensato che avrebbero avuto un futuro nelle gare, sidecar, scooter, supermotard.
Mi piacciono le moto delle gare “minori”, mi piacciono i piloti, mi piace l’atmosfera, mi piace l’odore della miscela fatta con l’olio di ricino.
E mi piace la gara.
Pochi appuntamenti in una stagione, e corse brevi.
Dai cinque ai dieci chilometri da percorrere quasi in apnea, cercando di ricordare cosa ci sia dopo quella curva, sperando che la memoria non inganni.
Cinque o sei minuti, non di più.




Non ci sono vie di fuga, le traiettorie devono essere pulite, la guida composta, accorta.
Eppure c’è gente che lavora un anno intero intorno alla propria motoretta per poter poi assaporare quei pochi minuti di adrenalina pura.
Le gare si tengono in tutto il territorio nazionale, bisogna fare delle lunghe trasferte se si vuol fare il campionato intero.
Si prova la domenica mattina e il pomeriggio si corre.
I box sono un gazebo piantato in un prato o direttamente sull’asfalto, Il furgone funge anche da motorhome oltre che da officina e magazzino ricambi.
Ci sono moto molto belle e curate; ce ne era una con un telaio di alluminio lucidato realizzato dal toscano Cordati, roba da mettere in una teca di cristallo e altre evidentemente adattate nel garage di casa.
La mia preferenza va ovviamente ai “vecchi cancelli”, sarò un dinosauro ma mi piaceva quando le moto erano la quintessenza dell’essenzialità, quando la carburazione doveva essere fatta a mano con l’ausilio di un vacuometro e dell’orecchio, quando un serbatoio era tale e non un airbox, quando non c’era bisogno di attaccare la presa USB della centralina a un piccì per modificare la mappatura.
E di vecchi cancelli ce ne sono in quantità.
Honda four, Benelli bicilindriche due tempi, Ducati mono, perfino un paio di Morini Corsaro.
Tra tutte spiccava una Moto Alpino 175 ( non ho la minima idea di quante ne siano state costruite ) e una Laverda 500 TT con uno splendido telaio a traliccio che a naso sembra prodotto dalla Motodd.
Anche i piloti sono spesso “d’epoca”, capelli bianchi, pancetta prominente, abbigliamento come dire…casual.
Gente che corre da una vita, che probabilmente non ha mai messo le ruote sull’asfalto di un circuito e che probabilmente non vorrebbe neanche farlo.
Eppure è un piacere per gli occhi vederli andare su con stile impeccabile, in carena, pennellando le traiettorie.
Ognuno di loro si cuce addosso la moto come vuole o come può e la adatta al proprio modo di correre.


Almeno per una volta la “vita in salita” è solo piacere e passione.