CHI SONO

Sono malato di moto.

Mi piacciono tutte ma preferisco quelle che hanno sacrificato qualche orpello originale o la conformità alle norme del codice della strada sull'altare dell'edonismo per l'esaltazione dell'ego del loro possessore. Moto mutilate? Non proprio.
Preferisco immaginarle, che Dio mi perdoni l'eresia, come le sculture che Michelangelo immaginava intrappolate nei blocchi di marmo. Moto liberate da quanto imposto dai diktat degli studi di marketing, dal politically correct, dalle normative ambientali, dalle regole imposte dai burocrati. Moto scostumate, irriverenti, esibizioniste, visionarie ma vere vive e pulsanti.
E senza fare distinzioni tra custom, bobber, streetfighter, racer replica ecc. ho voluto creare uno spazio virtuale in cui incontrarsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni e sul quale proporre le proprie creazioni. Quache paludato bacchettone resterà inorridito ma ritengo che ogni prodotto dell'ingegno umano sia Cultura. Inviatemi le foto delle vostre creature e un commento sull'iter mentale e operativo che ha condotto all'evento.
Da me l'ingresso è libero.

Qualcosa su cafè sport



lunedì 15 giugno 2009

Umbria e Reatino

14 Giugno 2009

Ci siamo, finalmente riesco a prendermi una domenica di libertà dal lavoro dai figli.
La "vecchietta" è pronta e io pure.

Colazione al solito bar e sono pronto a partire, mi fermo solo qualche minuto a ammirare l’infiorata del Corpus Domini che quest’anno non è male.
Mi avvio verso nord lungo la statale che percorre la Valle di Roveto, destinazione Umbria.
Il percorso fino ad Avezzano è molto tecnico, curvoni d’appoggio, tornanti e curve a raggio variabile, il fondo è ottimo e il traffico scarso.
Autovelox assolutamente assenti.
I’unico problema sono i ciclisti, viaggiano a frotte, affiancati, pericolosi.
Trovarsene un gruppo all’uscita di una curva cieca non è una esperienza gradevole.
La moto va via che è un piacere, ronfa sorniona sul filo dei cento all’ora, piena e corposa.
Capitano delle giornate in cui si crea un feeling particolare tra moto e pilota, oggi è una di queste.
Non c’è curva che mi metta in imbarazzo o nella quale entri “impiccato”.
Lascio correre la moto senza insistere più di tanto col cambio e le staccate e mi diverto.
Luca Viola nei suoi corsi di guida sicura organizzati da Motospecialart asseriva che in moto ci sono due limiti, quello fisico del mezzo e quello mentale del pilota.
Di solito quello del pilota è molto più basso di quello della moto.
Evidentemente il mio limite mentale oggi è piuttosto alto e in qualche occasione mi trovo a desiderare qualche cavallo in più dei 105 della VFR.
Scavalco il famigerato “Montagnozzo” e scendo nella piana del Fucino.
Senza storia il tratto di autostrada fino a Valle del Salto e la superstrada fino a Rieti.
Il tempo splendido e la moto che fila liscia come l’olio mi mettono di buonumore, mi trovo a fischiettare e canticchiare sotto il casco una canzone di Battisti che mi si è ficcata in testa e mi accompagnerà fino al ritorno.
Imbocco la statale per Terni e faccio tappa alla Cascata delle Marmore.
C’ero già stato altre volte ma la cascata che è “a flusso controllato” era chiusa.
Finalmente posso ammirarla in tutto il suo splendore anche se per farlo bisogna sborsare cinque euro per accedere al belvedere superiore e cinque per quello inferiore.
Prossima tappa, Spoleto.
Evito la superstrada e mi ficco in una stradina tortuosa che scavalla e mi porta in Val Nerina.
La statale che percorre la valle è fatta di lunghi curvoni d’appoggio, larga e con un buon fondo.
Il terreno di caccia preferito dalla Honda.
Se la paura degli autovelox non frenasse la rotazione del polso sarebbe un tratto da fare a manetta.
Peccato!
A Spoleto il caldo è infernale e per di più tutto il centro storico è occupato da un mercatino.
Comunque il colpo d’occhio, dominato dalla splendida Rocca, è sempre da mozzare il fiato.
Mi chiedo come occupasse il tempo Lucrezia Borgia in giornate torride come queste.
Probabilmente si era fatta allestire una alcova giù al fresco, nelle segrete o preparava i suoi famosi veleni a base di arsenico, interiora putrefatte di maiale e funghi epatotossici. Posso comunque immaginare che la sua presunta perfidia e dissolutezza fossero alimentate anche dalla noja di una donna giovane e intelligente relegata nel castello, per quanto splendido, di un paesino come Spoleto, forzatamente lontana dai fasti della Roma del fratello Cesare.
Mangio qualcosa e riprendo la strada in direzione del lago di Piediluco.
Il fondo della strada è buono, le curve sono piacevoli, il traffico è scarso e la temperatura calda ma sopportabile.
Il feeling con la moto migliora ancora.
Dopo aver scavallato ecco Arrone. Un cartello dice: "uno dei borghi più belli d’Italia”.
Concordo.
Poi la strada si distende, le curve si fanno più dolci, aumento l’andatura e mi lascio cullare dal destra/sinistra fatto senza particolare impegno.
Il lago di Piediluco, piuttosto vasto, è quanto di più “lacustre” si potrebbe immaginare.
Canneti, gallinelle d’acqua e un paesaggio che a volte ricorda il grandi laghi del nord.
Peccato non ci sia una strada che ne faccia il giro.
Mi avvio verso Rieti, la strada dal fondo perfetto è un toboga di curve impegnative in saliscendi.
La piena visuale della strada spinge a forzare l’andatura che diventa davvero sostenuta.
Mi diverto davvero ma so che la "stupideria" è sempre in agguato e ho verificato quanto si pagano care le conseguenze del sentirsi sicuri e “invincibili”.
Un paio di grattate degli stivaletti sull'asfalto mi avvertono che ho superato il limite, rallento e mi godo il panorama.
Passo sotto Poggio Bustone, forse è per quello che continuo ad avere in mente la canzone di Battisti.
Ultima deviazione sulla via del ritorno la faccio verso il Lago del Salto.
Il lago è splendido davvero, c’è magia.
Mi fermo per un caffè in un bar ristorante dove sono parcheggiate le moto di un centinaio di centauri.
Mi metto in chiacchiera e il caffè diventa lungo un’ora.
Si chiacchiera di moto, di curve e di percorsi; ci si racconta.
Ricordi di strade fatte e promesse di strade da fare alla ricerca dell’itinerario perfetto, della curva perfetta o di qualsiasi altra cosa “perfetta” riempia i sogni di ogni motociclista.
Decido di fare il periplo del lago.
Il fondo non è dei migliori ma molto, molto tecnico.
Mi godo il panorama senza forzare troppo.
Trovo le indicazioni per il Santuario della SS Trinità.
Mi arrampico fino alla chiesetta dal cui sagrato si gode il panorama del lago.
E’ vero, c’è magia.
E spiritualità.
Sosto a lungo, seduto sotto un albero a fumare, con i pensieri che vagano in libertà e con un senso di pace che è difficile descrivere.
Vado via a malincuore.

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