CHI SONO

Sono malato di moto.

Mi piacciono tutte ma preferisco quelle che hanno sacrificato qualche orpello originale o la conformità alle norme del codice della strada sull'altare dell'edonismo per l'esaltazione dell'ego del loro possessore. Moto mutilate? Non proprio.
Preferisco immaginarle, che Dio mi perdoni l'eresia, come le sculture che Michelangelo immaginava intrappolate nei blocchi di marmo. Moto liberate da quanto imposto dai diktat degli studi di marketing, dal politically correct, dalle normative ambientali, dalle regole imposte dai burocrati. Moto scostumate, irriverenti, esibizioniste, visionarie ma vere vive e pulsanti.
E senza fare distinzioni tra custom, bobber, streetfighter, racer replica ecc. ho voluto creare uno spazio virtuale in cui incontrarsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni e sul quale proporre le proprie creazioni. Quache paludato bacchettone resterà inorridito ma ritengo che ogni prodotto dell'ingegno umano sia Cultura. Inviatemi le foto delle vostre creature e un commento sull'iter mentale e operativo che ha condotto all'evento.
Da me l'ingresso è libero.

Qualcosa su cafè sport



sabato 30 giugno 2012

HONDA VFR 800 FI RC 46 - VARIAZIONI SUL TEMA


 Fa caldo.
Fa tanto caldo che non viene nemmeno voglia di andare in moto; meglio muoversi in auto con il climatizzatore a palla o, se possibile, starsene chiusi in casa.
O in garage.
In garage tra le mie ancora “incompiute” – la Parilla 175 Sport, la BMW R65 e Penny, la guzzona- c’è la VFR 800 RC46 con cui vado in giro di solito.
Di solito la mia VFR mi piace, magari è un po’ matronale ma è quel che è: una Sport Tourer comoda e veloce che si disimpegna bene su ogni percorso, sia esso l’autostrada o una strada di montagna.
Un motore da quasi 120 cavalli e una coppia di 8.5 Kgm  disponibile già a 3000 giri installato in un telaio a doppio trave di alluminio, in pratica lo stesso della VTR 1000 SP, consentono di divertirsi pur senza avere ambizioni pistaiole.

Nel mio caso molle e pompanti WP all’avantreno, un mono WP al posteriore, dischi Braking a margherita hanno migliorato quello che era il punto debole della moto: le sospensioni.
Però oggi confrontandola con la snellezza da cafè racers della Guzzi e della BMW mi appare un po’ più “in carne” del solito.
Mi piacerebbe smagrirla un tantino.
Intanto domani, se il mal di schiena mi darà tregua, proverò a togliere il “marmittone” Arrow dal sound coinvolgente ma dall’estetica improponibile e a montare un Termignoni sprovvisto di qualsiasi numero di omologazione e praticamente vuoto ma dalle dimensioni più umane che ho su uno scaffale.
Spero che il rombo non sia da sequestro del mezzo.
Intanto, tanto per prendere qualche spunto, faccio un giro sul WEB per vedere come altri sono intervenuti su moto come la mia.
In verità non c’è un granchè, di solito chi compra una VFR la usa per quel che è e se apporta qualche modifica si tratta sempre di interventi “light” volti a migliorare quanto c’è di perfettibile pur sempre segmento a cui appartiene.
Comunque qualcosa ho trovato.
Qualcuno ha spogliato la moto, qualcuno ha cannibalizzato componenti del VTR, qualcuno ha lavorato sugli scarichi, qualcuno si è spinto molto oltre realizzando prototipi che della Vufera hanno solo la base meccanica e qualcuno si è limitato a una semplice “pittata”.
Ve le propongo così come le ho trovate.
Io intanto penso a quel che si può fare.

 


 










martedì 26 giugno 2012

SUZUKI RG500 Gamma Kevin Schwantz KS34 Replica


Se avete in garage, beati voi, una Suzuki RG Gamma 500,  siete appassionati di corse e vi siete stancati dell’aspetto un po’ plasticoso della moto di serie o magari siete incappati in una malaugurata scivolata - sempre possibile con una moto con 95 cavalli e una gommetta posteriore da 120 – siete capaci ad immaginare una special migliore della replica della KS34 di kevin Schwantz?
Bene, basta eliminare tutte le sovrastrutture ad eccezione del serbatoio, procurarsi un forcellone di un GSX-R passato a miglior vita completo di cerchio disco e pinza, espiantare dal solito Gixer la forcella anteriore completa e trapiantarla senza provocare crisi di rigetto sul Gamma, procurarsi un codone e una carenatura GP in resina, assemblare il tutto e dipingere la moto con in bianco/rosso Lucky Strike anni ’80.
Ah, non bisogna assolutamente dimenticarsi di aggiungere un bel 34 su carena e codone.
Bell’e fatto.
Che ci vuole?
Se si trattasse di una moto moderna con un catalogo di componenti aftermarket spesso come l’elenco telefonico di New York sarebbe soltanto un problema di limite di utilizzo della carta di credito.
La Gamma 500 però non è una moto moderna e ogni trapianto richiede una ottima conoscenza tecnica per evitare di stravolgerne la cinematica con le immaginabili disastrose conseguenze.
 L’approssimazione in moto si paga assaggiando l’asfalto, se va bene.
Così come non basta appiccicare sulla carena qualche adesivo per far assomigliare la moto alla mitica Suzuki di Kevin e lasciare intatto il sapore della GP.
 Gli accessori di questa Gamma sono stati scelti con oculatezza; gli specchietti sono in metallo lucido e quasi non si vedono e la carena da pista non è stata forata per alloggiare i fari.
 Questi sono stati sostituiti da due mini priettori di derivazione custom montati appena sotto lo scudo anteriore, quasi invisibili,  affiancati da piccoli indicatori di direzione con il trasparente bianco.
Anche i silenziatori hanno un’aria cattiva senza però essere grezzi come quelli usati di solito in pista.
Un lavoro egregio, di buon gusto e realizzato con molta cura tanto che la special non sembra affatto una special.

Il limite della Gamma era, come quasi tutte le moto degli anni ’80, una ciclistica non adeguata alle prestazioni del motore soprattutto se dotato della erogazione esplosiva del quattro cilindri in quadrato a due tempi con ammissione a valvola rotante.
Le nuove sospensioni e le gomme di misure umane certamente renderanno pienamente sfruttabili i 95 cavalli della Gamma, sicuramente non paragonabili ai 185 a 12500 giri della KS34, ma più che sufficienti a divertirsi alla grande.


BARRY SHEENE


Se Kevin Schwantz è stato il più funambolico e spettacolare dei piloti della Gamma da GP, il più amato è stato certamente Barry Sheene che corse e vinse con il primo 4 cilindri in quadrato Suzuki.
Il pilota con la moto numero 7 dall’eterna sigaretta tra i denti, il Paperino sul casco, i chili di chiodi e viti che ne tenevano insieme le ossa e il codazzo di belle donne è, insieme a pochissimi altri, uno dei miei miti.
Un video sul grande Barry ci sta tutto.

SUZUKI RGV 500 GAMMA









 
SUZUKI RGV 500 GAMMA

SUZUKI RGV 500 GAMMA MOTORE


RGV 500 BARRY SHEENE
RGV 500 MARCO LUCCHINELLI
RGV 500 FRANCO UNCINI

 

 

mercoledì 20 giugno 2012

MATCHLESS G12 CSR

L’ AMC con i suoi due marchi Matchless e AJS propose alla fine degli anni ’60 modelli bicilindrici atti a rispondere alle esigenze dei giovani di allora.
L e concorrenti erano le Triumph Bonneville, le BSA serie Rocket, le Norton Dominator e, con minor successo le Royal Enfield Constellation.
La proposta AMC per il brand Matchless fu la CSR.

Il primo bicilindrico della casa di Plumstead Road, la G9 500cc risale al 1949.

La cilindrata crebbe fino a 550cc nel 1954 con la G9B, poi aumentata a 600cc nel 1956 con la G11.
La denominazione CS e CSR (Concorso/sprung/roadster) furono utilizzate per la prima volta nel 1958.
La CS era una scrambler costruita principalmente per il mercato americano e montava un motore ad alta compressione (per l’epoca) 8.5:1 contro il 7.5:1 dei modelli stradali.








La CSR era una CS con pneumatici stradali, serbatoio da roadster e caratteristico scarico 2 in 1.






Le prestazioni del motore, accoppiate a rapporti allungati, ne fecero una moto piuttosto veloce.
Nel 1959 la G11 lasciò il posto alla G12 CSR da 650 cc mentre sparì dai listini la versione CS.
Nel 1961 la rivista Motor Cycling provò la G12 e cronometrò una velocità massima di 108,5 miglia/h – quasi 175 km/h.
Ton up speed !


Il modello fu via via perfezionato; di rilievo, nel 1964, l’adozione di forcelle e mozzi della consociata Norton.
La produzione delle CSR cessò nel 1966.




La CSR ha colto anche successi nelle corse: langston e Chapman vinsero la 500 miglia di Thruxton con la AJS 31 (controparte della G12 CSR in casa AMC).
Per questo, nel 1963, la G12 fu denominata Monarch e dotata del doppio carburatore mentre la AJS assunse la denominazione di Hurricane.



Principali carattersitiche tecniche della G12 CSR:

Motore: bicilindrico 4 tempi
Alesaggio per corsa: 72x79.3
Cilindrata: 646 cc
Rapp. Compressione: 8.5:1
Carburatori: Amal 389
Accensione: Magnete Lucas
Trasmissione primaria e secondaria: catena
Cambio: 4 velocità
Telaio: doppia culla continua in tubi tondi.
Forcella: tele idraulica
Freni: ant. e post. a espansione da 180 mm
Altezza sella: 787 mm
Passo: 1397 mm
Peso a secco: 173 kg



Ho avuto la fortuna di incontrare e fotografare a Roma questo splendido esemplare

Special su base MOTO GUZZI V7 700 cc


Non è mai facile parlare di un mito come la Moto Guzzi V7 di cui si è scritto tanto.
Come è noto anche ai sassi, il propulsore a V di 90° trasversale è entrato nella memoria collettiva al pari dei monocilindrici orizzontali che hanno equipaggiato per mezzo secolo le moto di Mandello Lario.
Anche il motore a V presentato, proprio sulla V7, nel 1965 al Salone di Milano è vicino a compiere i suoi primi 40 anni di vita.
La V7 nasce bene e riscuote subito un buon successo di vendite e tra l’altro viene adottata anche dalle forze di Polizia italiane e in seguito, nella versione da 850 cc, anche dai Chips di alcuni stati americani.
La special su base V7 - classe 1967, come orgogliosamente evidenziato sui fianchetti - che ho incontrato alla rievocazione storica del Circuito di Monte Mario con ogni probabilità è proprio una di quelle dismesse dalla p.a.
Lo si capisce dalla sella monoposto e dagli indicatori di direzione anteriori posti dove le moto della Polizia avevano i lampeggianti.

Un tuning leggero e di gusto: il serbatoio montato in origine sul motocarro Ercole impreziosito da una bella aerografia e qualche cromatura relativa alla forcella, ai fianchetti e qualche altro particolare.



Gli americaneggianti terminali “fish tail” sono per fortuna parzialmente nascosti dalle borse di cuoio poste ai lati della sella.


Poche cose ma sufficienti a farla notare.
Un piccolo appunto: l’aquila aerografata sul serbatoio è quella americana, più piccola della nostra maestosa aquila reale.
L’ Haliaeetus leucocephalus si alimenta spesso di carogne contendendole agli avvoltoi; abitudine nobilmente disdegnata dall’Aquila Reale dello stemma Guzzi.

Caratteristiche moto: MOTO GUZZI V7 700 cc



MOTO GUZZI V7 700 cc



La V7 700 cc in dotazione alle forze di Polizia





Elaborazione sportiva della V7 700 cc