CHI SONO

Sono malato di moto.

Mi piacciono tutte ma preferisco quelle che hanno sacrificato qualche orpello originale o la conformità alle norme del codice della strada sull'altare dell'edonismo per l'esaltazione dell'ego del loro possessore. Moto mutilate? Non proprio.
Preferisco immaginarle, che Dio mi perdoni l'eresia, come le sculture che Michelangelo immaginava intrappolate nei blocchi di marmo. Moto liberate da quanto imposto dai diktat degli studi di marketing, dal politically correct, dalle normative ambientali, dalle regole imposte dai burocrati. Moto scostumate, irriverenti, esibizioniste, visionarie ma vere vive e pulsanti.
E senza fare distinzioni tra custom, bobber, streetfighter, racer replica ecc. ho voluto creare uno spazio virtuale in cui incontrarsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni e sul quale proporre le proprie creazioni. Quache paludato bacchettone resterà inorridito ma ritengo che ogni prodotto dell'ingegno umano sia Cultura. Inviatemi le foto delle vostre creature e un commento sull'iter mentale e operativo che ha condotto all'evento.
Da me l'ingresso è libero.

Qualcosa su cafè sport



domenica 20 marzo 2011

Domenica 20 Marzo 2011

Dopo tanta pioggia finalmente una giornata di tempo discreto.

E' ora di fare un giro con la VFR 800 che ho preso dando indietro la 750 e aggiungendo qualche migliaio di euro.
La vecchia moto era sicuramente esteticamente più valida ma questa ha dei contenuti tecnici di rilievo.
La cercavo da un po'.
L'ultima con la distribuzione a cascata di ingranaggi e la prima dotata di iniezione elettronica sequenziale.
E' anche la prima VFR con il forcellone infulcrato direttamente sul blocco motore.
Il vecchio proprietario ha apportato delle modifiche piuttosto importanti alla ciclistica: monoammortizzatore WP al retrotreno, molle e pompanti sempre WP all'avantreno accoppiati a dischi Braking Wave.
C'è anche un “marmittone” Arrow che emette “good vibrations” ma dall'aspetto orribile.
Grande, grosso, sgraziato.
Brutto, ecco..











Ho tre alternative per il terminale; tagliare via a questo una trentina di centimetri, montare un silenziatore Sebring per KAWA 900 nuovo di pacca che ho già in casa o optare per il brutale Termignoni assolutamente non omologato e dal sound terrificante avanzato dalla CBX 750.
Ci penserò.
Un giretto breve tanto per prendere confidenza e testare le reazioni.
Ne approfitto per portare a Vittorio Mancini una coppia di ammortizzatori Koni da far modificare prima di montarli sulla Penny.











Voglio far tagliar via l'occhiello inferiore, filettare il corpo dell' ammortizzatore e far realizzare una camicia in alluminio che si avviti sul corpo filettato in modo da poter variare la distanza tra gli occhielli senza intervenire sugli attacchi al telaio e senza modificare le regolazioni di precarico molla e freno idraulico.
Voglio caricare l'avantreno della Guzzi e non posso intervenire sfilando gli steli della forcella; la corsa massima utile di quest'ultima è di soli 95 mm e andare a pacco in staccata significa assaggiare l'asfalto nell' 80% dei casi.
L'unico modo è quindi intervenire sulla lunghezza degli ammortizzatori.
Potrei ovviamente modificare gli attacchi sul telaio ma ho imparato che quest'ultimo meno si pasticcia e meglio è.
Ci si può sbizzarrire come si vuole sulle componenti ciclistiche e sul motore ma le misure caratteristiche della moto, per l'uso in strada, sono sacre e intoccabili.
Vabbè, della Penny parlerò quando sarà finita; ormai manca poco.
Partenza da Sora, tratto cittadino fino a Isola del Liri e quindi su per la salitona piena di curve e tornanti che porta a Arpino, scavallamento e poi giù per la strada in discesa che porta a Fontana Liri.
Breve tratto sulla statale e poi di nuovo in saliscendi fino a Colli.
Il tratto Isola-Arpino è molto tecnico e dal fondo discreto, non a caso qui si tiene una corsa in salita.
Curve ampie, tornantini, curvoni a raggio variabile e brevi rettilinei su cui strizzare il motore fino alla zona rossa.
Purtroppo la pioggia dei giorni scorsi ha depositato del ghiaietto sull'asfalto e la prudenza è d'obbligo.
Stesso discorso per il tratto in discesa Arpino/Fontana Liri con l'aggravante di un fondo non proprio eccezionale.
Comunque il percorso è sufficiente per un test attendibile della VFR.
Motore: pastoso e corposo fino dai 2500 giri, breve incertezza poco prima dei 5000 e poi fortemente progressivo e a tratti rabbioso dai 6000 agli 11500.

La manciata di cavalli in più rispetto alla 750 si sentono, eccome.
Si sente anche l'iniezione elettronica che armonizza tutto l'insieme ma mi è mancato risucchio cupo in rilascio dei quattro voracissimi Keihin da 37 della 750.
Ciclistica: Ottima. Ovviamente la VFR non è una moto da corsa ma si districa bene anche nel misto veloce.
Ho optato per un settaggio duretto, come piace a me, e non c'è stata occasione in cui le sospensioni siano andate in crisi - non dimentichiamo però che l'impianto è full White Power.
Il feeling con l'anteriore non viene mai meno e il posteriore, complice il bel gommolone da 180, è ben incollato all'asfalto e se va via lo fa in maniera assolutamente progressiva e controllabile.
Il pneumatico 170/60 della 750 era un filino più rapido nei cambi di direzione anche se altrettanto un filino più nervoso.
Il sistema di frenata Dual CBS infonde sicurezza ma sconcerta un po' chi è abituato a gestire separatamente anteriore e posteriore.
Posizione in sella: buona, comoda e forse troppo turistica.
Quando si allunga il passo e si abbandona la guida “di corpo” riesce difficile effettuare la manovra di spinta sul manubrio che invece veniva naturale sulla 750.

Non so se per colpa dell'apertura e dell'altezza del manubrio, dell'altezza e dell'arretramento delle pedane o a causa delle mie dimensioni XXL.
Dovrò lavorarci un po'.
Questo e la spiacevole tendenza all'interferenza violenta del “cavallo dei pantaloni” con il serbatoio – complici il rivestimento scivoloso della sella e il set alto della sospensione posteriore – sono gli unici appunti che al momento posso muovere a un acquisto tutto sommato azzeccato.

sabato 19 marzo 2011

Strange kind of helmets

Girellonando per il Web mi sono imbattuto nel sito http://www.good.kz/ azienda produttrice di caschi probabilmente Ceca.
Che dire?
Originali, indubbiamente.
Quello con aerografata la crapa pelata lo comprerei al volo.













lunedì 7 marzo 2011

23° Mostra Scambio Auto e Moto d'Epoca di Sora

Continua la infruttuosa ricerca delle staffe reggifaro per “Penny”, la Guzzi 850.
E' sabato, i ragazzi stanno studiando, pioviggina; forse vale la pena di cercarle alla Mostra Scambio per Auto e Moto d' Epoca di Sora.
Non mi aspetto un granchè.
L'ultima edizione, in autunno, non è valsa neppure la pena di un post.
Per un paio d'ore non ho niente di improcastinabile da fare.
Vado.
Biglietto di ingresso 7 euro: onesto.
Bighellono tra gli stand alla ricerca delle staffe mancanti.
La prima cosa che salta all'occhio è il numero di espositori nettamente inferiore a quelli dell'ultima edizione, almeno così mi pare.
Chiacchierando chiacchierando mi sembra di capire che il prezzo richiesto per esporre sia stato di 250 Euro; mica pochi per gente che vende pezzi di ricambio e considerando che non viene erogata dall'Ente Fiera neanche l'energia elettrica.
Quando è buio si smamma.
Salta all'occhio anche la scarsa qualità della merce offerta.
Qualcuno degli espositori lo conosco; è gente che ha in sede dei pezzi di assoluto pregio e un assortimento di ricambi da paura.
In fiera hanno portato il ciarpame che avanza in officina.
Sempre meglio cercare di sbolognarlo piuttosto che pagare per smaltirlo nei modi canonici.
Qualche pezzo interessante non manca: Laverda 750, qualche Honda Four, un paio di Guzzi Airone in condizioni decenti, un Guzzi Galletto, qualche nostalgico Morini Corsarino, una Gilera Saturno e una splendida Della Ferrera 175 del 1931 conservata e perfettamente originale.











La Della Ferrera è soltanto in esposizione e i prezzi richiesti per le altre moto sono folli.
C'è invece abbondanza, come ormai dappertutto, di ogni genere di ricambio e accessorio per i due fenomeni di costume del momento: la Vespa e la Fiat 500.














Eggià, è così...la motocicletta è in ribasso.
Chi compra un mezzo a due ruote di solito si orienta sugli scooter.
Facili da guidare, protettivi e utilitari.


Esattamente il contrario della moto.
Ormai è difficile incontrare ragazzi in motocicletta; la maggior parte dei motociclisti sono ultraquarantenni.
Per colpa di cosa?
Forse della moda, forse dei prezzi da rapina delle polizze assicurative, forse che la moto non rappresenta più uno stile di vita come un tempo, forse...boh.
Per alcuni è diventata uno status symbol.
Avete mai visto quelli in BMW GS, attrezzati come se dovessero affrontare il raid Roma-Pechino?
Ecco!
Tutto sommato è meglio così.
Con le mie vecchiette posso esplicitare di nuovo il mio anticonformismo.
Come un tempo.
Anche se ora ho i capelli bianchi.
Ah, le staffe per il faro della Penny me le sono costruite da solo.

sabato 5 marzo 2011

KAWASAKI Z 1000 Racing

Ormai ho deciso, la storia di Penny - la Guzzi 850 - è ora che si concluda; da troppi anni ho iniziato i lavori e ora ho fretta di metterla in strada.
In prima battuta avevo pensato di montarle su un cupolino ma l'idea di lasciarla nuda mi affascina di più.
Sarà una seconda o terza moto e la userò solo in qualche occasione per cui la protezione areodinamica non è fondamentale.
I viaggi e gli spostamenti di lavoro li farò con la VFR 800 che ho portato a casa qualche giorno fa.
Mi sono procurato per qualche diecina di euro un faro tondo di provenienza V11 e ora ho bisogno delle staffe per il montaggio.
Bene, direte voi, basta andare dal primo rivenditore di accessori aftermarket ed è cosa fatta.
Beh, vi assicuro che non è così semplice.
Batto la provincia senza alcun risultato.
Le Custom House hanno chiuso, c'è la crisi e la gente non spende più come un tempo e per lo stesso motivo i rivenditori non fanno più magazzino.
L'ultima tappa della mia Via Crucis mi porta in una officina/rivenditore auto e moto della mia città.
Mauro, il proprietario, mi dice che non ne ha ma forse può aiutarmi dandomi quelle di un Kawasaki Z 1000 che ha smontato per farne una moto da corsa per le gare di Endurance per motociclette classiche.
Chiacchieriamo per un po' e decide di farmela vedere.
La moto se ne sta sul banco ancora in fase di ultimazione.
Aggressiva.
Non ci sono altri aggettivi.

Aggressiva, grezza il giusto e dall'aria efficace.
Telaio del Kawa 900, forcella e cerchi e freni di provenienza Suzuki anni '80, splendidi ammortizzatori Bitubo di provenienza Kawasaki 1000 (quello con la trasmissione a cardano che li montava di serie), brutale quattro in uno e tante piccole chicche in alluminio sparse per tutta la moto.
Mauro se li è costruiti da solo con l'ausilio di un piccolo tornio che fa bella mostra di se di fianco alla moto.
Staffe per le pinze anteriori, supporti inferiori degli ammortizzatori, pedane e relative piastre, staffe per la carena...tutto home made.











Da solo, con la vetroresina, si è costruito anche il serbatoio e il codino.
Colpo al cuore, per uno come me da sempre appassionato dalle endurance classiche, è la striscia di vetroresina lasciata senza verniciatura su un lato del serbatoio per il controllo livello carburante.










La proverbiale instabilità dei Kawa dell'epoca alle alte velocità era in gran parte dovuta al forcellone troppo corto.
Ora al posto del forcellone originale ce ne è un altro, anche questo autocostruito, in acciaio a sezione rettangolare più lungo di qualche centimetro.
Il conseguente aumento del passo è stato recuperato riducendo l'avanzamento degli steli della forcella.
Ora la moto promette di essere più stabile e più reattiva.
Aspetto di vederla in pista.

Domenica 17 Aprile 2011

Ecco la Kawasaki di Mauro in veste definitiva alla presentazione del Techno Racing Team di Isola del Liri