CHI SONO

Sono malato di moto.

Mi piacciono tutte ma preferisco quelle che hanno sacrificato qualche orpello originale o la conformità alle norme del codice della strada sull'altare dell'edonismo per l'esaltazione dell'ego del loro possessore. Moto mutilate? Non proprio.
Preferisco immaginarle, che Dio mi perdoni l'eresia, come le sculture che Michelangelo immaginava intrappolate nei blocchi di marmo. Moto liberate da quanto imposto dai diktat degli studi di marketing, dal politically correct, dalle normative ambientali, dalle regole imposte dai burocrati. Moto scostumate, irriverenti, esibizioniste, visionarie ma vere vive e pulsanti.
E senza fare distinzioni tra custom, bobber, streetfighter, racer replica ecc. ho voluto creare uno spazio virtuale in cui incontrarsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni e sul quale proporre le proprie creazioni. Quache paludato bacchettone resterà inorridito ma ritengo che ogni prodotto dell'ingegno umano sia Cultura. Inviatemi le foto delle vostre creature e un commento sull'iter mentale e operativo che ha condotto all'evento.
Da me l'ingresso è libero.

Qualcosa su cafè sport



martedì 31 luglio 2012

MOTO GUZZI T5 RACER


Quante volte mi è capitato di scrivere qualcosa sulla Moto Guzzi T5?
Tante.
Forse perché tra le Guzzi serie grossa è la più facilmente reperibile a prezzi abbordabili.
Si voglia per l’estetica un po’ sgraziata, si voglia perché adottata in numero considerevole dalle forze di polizia e fino a poco tempo fa acquistabile per pochi spiccioli alle aste dei veicoli dismessi dalla P.A..
Anche la mia Penny era in origine uno di quei mastodonti in bianco/azzurro.
Eppure la T5 aveva tanti pregi e pochi difetti: robusta, affidabile, sufficientemente potente e veloce e facilmente customizzabile.
La quasi totale intercambiabilità delle componenti con tutte le altre Guzzi con il telaio Tonti - dalle Le Mans alle California - ha consentito una infinità di varianti, dalle più sportive alle più turistiche.


Questa che ho beccato a Vallelunga in occasione della 500 Km Endurance Gruppo 5 è l’espressione massima della essenzialità e della voglia di correre.
Il proprietario/pilota si è limitato a spogliarla di tutto quanto possibile conservando quello che c’era di buono e gettando via senza pietà tutto il superfluo.


Telaio, freni , sospensioni e contagiri sono restati quelli originali  e le sovrastrutture sono limitate a un bellissimo serbatoio in alluminio e un codino foggiato pensando alla sella della 350 Bialbero degli anni 50.
Niente carena; soltanto una tabella portanumero.
Il risultato è una moto da 178 kg contro i quasi 250 della T5 P.A.
Ovviamente il motore è stato debitamente pompato e il proprietario/pilota non si è ovviamente sbottonato più di tanto.
E’ evidente invece l’ignorantissimo scarico totalmente aperto.


Concessioni all’estetica?
Zero.
Non ci si è preoccupati nemmeno di togliere il celeste d’ordinanza dai dischi – debitamente sforacchiati – e dai coperchi delle testate.
C’erano tante Guzzi a Vallelunga; tutte belle, curatissime, alcune assistite e messe a punto da Bruno Scola in persona ma questa T5 è quella che mi è piaciuta di più.