CHI SONO

Sono malato di moto.

Mi piacciono tutte ma preferisco quelle che hanno sacrificato qualche orpello originale o la conformità alle norme del codice della strada sull'altare dell'edonismo per l'esaltazione dell'ego del loro possessore. Moto mutilate? Non proprio.
Preferisco immaginarle, che Dio mi perdoni l'eresia, come le sculture che Michelangelo immaginava intrappolate nei blocchi di marmo. Moto liberate da quanto imposto dai diktat degli studi di marketing, dal politically correct, dalle normative ambientali, dalle regole imposte dai burocrati. Moto scostumate, irriverenti, esibizioniste, visionarie ma vere vive e pulsanti.
E senza fare distinzioni tra custom, bobber, streetfighter, racer replica ecc. ho voluto creare uno spazio virtuale in cui incontrarsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni e sul quale proporre le proprie creazioni. Quache paludato bacchettone resterà inorridito ma ritengo che ogni prodotto dell'ingegno umano sia Cultura. Inviatemi le foto delle vostre creature e un commento sull'iter mentale e operativo che ha condotto all'evento.
Da me l'ingresso è libero.

Qualcosa su cafè sport



lunedì 27 febbraio 2012

Mostra Scambio Sora - 26 e 27 Febbraio 2012


Una domenica con il tempo così così e ancora troppo fresca per un giro in moto.
La VFR mi è mancata ieri, una stupenda giornata di sole di quelle che solo la costiera amalfitana sa regalare con moto di tutti i tipi e tutte le cilindrate che sfrecciavano da tutte le parti.
Sembrava che tutti i motociclisti campani si fossero dati appuntamento per le prime sgasate della stagione.
Anche se in ottima compagnia ero in auto e confesso una punta di invidia per i centauri che si godevano le curve e il sole.
Sul lungomare di Maiori erano parcheggiate almeno un centinaio di motociclette.


Vabbè, non mancherà occasione.
Oggi purtroppo non è ieri e quindi mi accontenterò di fare una capatina alla Mostra scambio di Sora.
Confesso che non avevo una gran voglia di andarci; l’ultima volta era una parata di ferrivecchi, i soliti banchi di “ciapa ciapa” e la solita infinità di stand dedicati alle Vespa e alle 500 Fiat.
Però sono in cerca di un manubrietto sport con i manettini per l’aria e l’anticipo per la Parilla e quindi pago malvolentieri i sette euro del biglietto d’ingresso.
Appena entrato incontro la moto più brutta e la moto più bella della mostra: una Ducati 250 veramente malconcia e una splendida Triumph Sport 350.
Il proprietario della Ducati dice di aver corso nel gruppo 5 e di avere tutte le fiches; sarà.

Io non mi azzarderei nemmeno a farci il giro dell’isolato.
La Triumph 350 Sport invece è, per il mio personalissimo gusto, bellissima.
Non è conservata benissimo ma è funzionante.
Lo scarico sdoppiato rialzato, i condotti dell’olio a vista con i rubinetti d’ottone, la forcella a quadrilatero deformabile, i terminali con i parafiamma sono uno spettacolo.
Magari non è un pezzo raro – non ho le competenze per una valutazione storica e economica – ma il rapporto uomo/moto è soprattutto empatico e tra me e la Triumph quel feeling si è stabilito.
Rinuncio anche a conoscere la richiesta economica, con due figli universitari fuori sede e con i tempi che corrono non posso permettermi il minimo sgarro e non voglio nemmeno essere tentato.


Devo confessare che il livello qualitativo dei pezzi esposti è nettamente superiore a quello dell’ultima edizione.
Manca il pezzo da KO ma ormai quelli ormai sono privilegio soltanto dei musei e delle grandi collezioni private.
Scarsamente rappresentate sono le sportive anni ’70 anche giapponesi.
Kawasaki triple, Honda Four, Laverda e Guzzi sportive sono praticamente assenti.
Rari sono pure i Falcone e gli Airone.
Ci sono però una Guzzi 850 GT e una Le Mans 3.



Stranamente ben rappresentate sono le inglesi; oltre alla già citata Triumph incontro una Matchless, un paio di Ariel di cui una già con la targa di omologazione ASI, una Douglas 350 boxer trasversale anch’essa registrata ASI e qualche altra meno degna di nota.





C’è un espositore con una serie di Moto Morini Corsarino, un bel Tresette e un 3 ½ Sport ottimamente restaurati.

C’è un Corsaro messo giù da pista ma solo nel look.
Le elaborazioni corsaiole riguardano un paio di Aermacchi, degli improbabilissimi Motom, e qualche Ducati 250.
Fanno bella mostra di se anche un paio di degne Motobi e una Gilera 125 Sport.




A chiudere mi colpisce un carro funebre su Fiat 2300 con le decorazioni tipiche degli anni ’60.
Il trait d’union tra il “Tiro a quattro” della premiata ditta Bellomunno e i modernissimi “shuttle” vagamente americaneggianti su meccanica Mercedes.