CHI SONO

Sono malato di moto.

Mi piacciono tutte ma preferisco quelle che hanno sacrificato qualche orpello originale o la conformità alle norme del codice della strada sull'altare dell'edonismo per l'esaltazione dell'ego del loro possessore. Moto mutilate? Non proprio.
Preferisco immaginarle, che Dio mi perdoni l'eresia, come le sculture che Michelangelo immaginava intrappolate nei blocchi di marmo. Moto liberate da quanto imposto dai diktat degli studi di marketing, dal politically correct, dalle normative ambientali, dalle regole imposte dai burocrati. Moto scostumate, irriverenti, esibizioniste, visionarie ma vere vive e pulsanti.
E senza fare distinzioni tra custom, bobber, streetfighter, racer replica ecc. ho voluto creare uno spazio virtuale in cui incontrarsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni e sul quale proporre le proprie creazioni. Quache paludato bacchettone resterà inorridito ma ritengo che ogni prodotto dell'ingegno umano sia Cultura. Inviatemi le foto delle vostre creature e un commento sull'iter mentale e operativo che ha condotto all'evento.
Da me l'ingresso è libero.

Qualcosa su cafè sport



giovedì 5 aprile 2012

NON SOLO BMW - IL MOTORE BOXER

Quando si parla di motore boxer si pensa a BMW; la casa bavarese è quella che ha fatto del boxer una sorta di marchio di fabbrica.
Il motore boxer, ovvero il motore con cilindri contrapposti e con i pistoni montati su diversi perni di manovella sfalsati di 180°.
Si tratta di una conformazione naturalmente equilibrata che non richiede l’adozione di controalberi di bilanciamento.
Ma non è stato sempre così.
Dagli inizi del secolo scorso ai giorni nostri altri costruttori, con alterne fortune, hanno adottato questo tipo di motorizzazione.
Ne elenco quelle che mi vengono in mente al momento e senza alcun ordine cronologico e con una brevissima descrizione, scusandomi per averne sicuramente dimenticato qualcuna.
Se si vorrà segnalarmi le dimenticanze aggiornerò volentieri l’elenco.

MOTO ABC (Inghilterra)
Progetto di Bradshaw del 1919; telaio a doppia culla, sospensione integrale a balestre, cambia 4 marce, cilindri in acciaio e teste in ghisa.



MOTO CONDOR (Svizzera)
Progetto originale in dotazione all’esercito svizzero. 1000 cc, valvole laterali, scarichi inox rialzati, cambio a 5 marce più le ridotte. Nella foto il modello A580 1947-1957.


MOTO HARLEY DAVIDSON (USA)
La produzione della Sport Twin iniziò nel 1919; motore da 36 pollici cubici (circa 600cc), boxer longitudinale, potenza 7 Cv, cambio a 3 velocità, velocità massima circa 80 Km/h, trasmissione a catena.
L’ultima HD con motore boxer è stata la XA da 750 cc a valvole laterali costruito su specifiche dell’ US Army, potenza 23 CV a 4600 giri/min.





MOTO DOUGLAS (Inghilterra)
La Douglas iniziò la produzione nel 1907 con motori boxer prima longitudinali e poi trasversali.




MOTO ZUNDAPP (Germania)
La Zundapp è stata attiva dal 1919 al 1984; la produzione di motori boxer inziò nel 1933 con motori da 400 a 800 cc ( l'aveva il mio nonno materno ma non ho delle foto ) di cui quelli di cilindrata maggiore (600-800 cc erano dei quadri cilindrici mentre quelli di cilindrata minore erano bicilindrici.




MOTO VICTORIA (Germania)
Il primo motore boxer Bmw risale al 1920. Bmw vendette il suo M2B15 (questa la sigla del progetto del primo boxer) alle Victoria di Norimberga che lo usava per motorizzare il suo modello KR I. La moto arrivò sul mercato alla fine del 1920. Il motore aveva cilindri in ghisa a testa fissa ed era a valvole laterali con volano esterno.


BAYERISCHE FLUGZEUGWERKE (Germania)
Il motore fu progettato da Max Friz come motore industriale portatile e utilizzato largamente da costruttori come Bayerische Flugzeugwerke. Nel 1922 la BMW si fuse con la Bayerische Flugzeugwerke e ereditò questo motore da cui Friz successivamente estrapolò la R32.


MOTO RATIER (Francia)
La Ratier agli inizi del secolo scorso era una fabbrica di eliche per aviazione.
Nel dopoguerra progettò una moto ispirandosi largamente alla BMW.
Il Generale De Gaulle volle le Ratier come proprie moto di scorta.
Dopo la caduta di De Gaulle il governo non rinnovò le commesse e la CEMEC-Ratier tornò alla produzione di eliche.
Sono state prodotte in totale circa 1200 moto.


MOTO URAL DNEPR (Russia)
Le Ural e le Dnepr sono le copie russe della Harley Davidson XA 750.
Sono robuste, affidabili, bisognose di scarsa manutenzione, fatte per durare e senza alcuna velleità sportiva.
Le Ural riviste e aggiornate sono in produzione ancora oggi.
L’allestimento tipico è con il carrozzino.



MOTO CHANG-JIANG (Cina)
Le Chang-Jiang sono a loro volta la copia cinese delle URAL Russe con un look molto BMW.
Vengono prodotte con motorizzazione 746 cc con potenze da 22 a 32 CV e regimi di rotazione da 4800 a 5300 giri/min.
Cambio a 4 marce e avviamento elettrico.
Velocità massima 90 Km/h.
Anche le Chang-Jiang vengono prodotte quasi esclusivamente con il sidecar.


MOTO MV AGUSTA (Italia)
La leggenda vuole che i progetti e i prototipi della meccanica che avrebbe dovuto rinverdire i fasti della MV Agusta in declino per l’avvento delle due tempi giapponesi siano stati distrutti o inglobati nelle fondazioni di uno stabile.
Qualcosa però deve essere sfuggito alla distruzione perché qualcuno di quei motori è in circolazione e le foto della moto, benché incompleta, sono facilmente reperibili.
Si tratta di un 4 cilindri boxer longitudinale di cilindrata 500 cc raffreddato a liquido e alimentato a carburatori ( si narra che sia stata provata anche una versione con iniezione elettronica) della potenza di circa 110 CV.
Il telaio era a traliccio e a prima vista sembra ottimamente costruito.
Peccato non averlo mai potuto vederlo in pista o sentirne il rombo.



IMN Industria Meccanica napoletana Rocket 200 (Italia)
La IMN è stata l’unica fabbrica di motoleggere operante nel mezzogiorno d’Italia.
Produttrice di siluri durante la seconda guerra mondiale riconvertì alla fine del conflitto, come molte altre industrie impegnate nello sforzo bellico, la produzione verso le due ruote.
Celebri sono i suoi Paperino e Superpaperino.
La Rocket 200 progettata dall’Ing. Capellino, già progettista del Cucciolo Ducati era motorizzata con un bicilindrico boxer di 200 cc, distribuzione a due valvole comandate da aste e bilancieri, unico carburatore, potenza 11 CV a 6000 giru/min., trasmissione ad albero e telaio a traliccio.
Cambio e trasmissione in unico blocco oscillavano insieme, come sui moderni scooter, su un unico fulcro.


MOTO KONIG (Germania)
La Konig produsse una 500cc da Gp con motore quattro cilindri boxer longitudinale a 2 tempi raffreddato a liquido con ammissione a unico disco rotante comandato da catena e posto al centro al di sopra dei cilindri.
In seguito furono installati due pacchi lamellari e il carburatore, prodotto dalla Solex, divenne doppio corpo.
La moto era accredidata di 85 CV a 10000 giri/min e fu l’unica a superare in velocità pura la MV 500 di Agostini.
Tallone d’Achille della Konig era l’interasse chilometrico che ne riduceva la maneggevolezza.


MOTO HONDA (Giappone)
La Goldwing non ha certo bisogno di presentazioni, fu progettata negli anni ’70 come Grand Tourer e motorizzata con un quadricilindrico boxer di 1000 cc raffreddato a liquido.
In seguito la cilindrata crebbe fino a 1800 cc, i cilindri divennero sei e il peso arrivò a superare i 4.5 quintali.
Non si tratta certamente di una moto sportiva e la maggior parte dei proprietari l’ha dotata di ogni sorta di pacchianerie americaneggianti.
La più bella e fruibile resta a mio avviso la prima versione da 1000 cc; nuda e con la meccanica a vista.


MOTO UNIVERSAL (Svizzera)

La prima denominazione della factory è stata Helvetia; produceva veicoli dotati di motori  JAP, Phyton e Anzani con cilindrate da 676 a 990 cc con e senza sidecar; dopo la seconda guerra mondiale produsse circa 600 esemplari motorizzati con un boxer da 578 cc trasversale con trasmissione ad albero e distribuzione ad aste e bilancieri comandate da singolo albero a camme nel basamento.