CHI SONO

Sono malato di moto.

Mi piacciono tutte ma preferisco quelle che hanno sacrificato qualche orpello originale o la conformità alle norme del codice della strada sull'altare dell'edonismo per l'esaltazione dell'ego del loro possessore. Moto mutilate? Non proprio.
Preferisco immaginarle, che Dio mi perdoni l'eresia, come le sculture che Michelangelo immaginava intrappolate nei blocchi di marmo. Moto liberate da quanto imposto dai diktat degli studi di marketing, dal politically correct, dalle normative ambientali, dalle regole imposte dai burocrati. Moto scostumate, irriverenti, esibizioniste, visionarie ma vere vive e pulsanti.
E senza fare distinzioni tra custom, bobber, streetfighter, racer replica ecc. ho voluto creare uno spazio virtuale in cui incontrarsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni e sul quale proporre le proprie creazioni. Quache paludato bacchettone resterà inorridito ma ritengo che ogni prodotto dell'ingegno umano sia Cultura. Inviatemi le foto delle vostre creature e un commento sull'iter mentale e operativo che ha condotto all'evento.
Da me l'ingresso è libero.

Qualcosa su cafè sport



sabato 15 dicembre 2007

CARATTERISTICHE MOTO - Guzzi GRISO vs Yamaha MT01

Eccoci di nuovo a parlare di moto che sanno emozionare.
Techno racer, road warrior, streetfighter … c’è gente che si è sbizzarrita a cercare una definizione calzante.
Per noi sono semplicemente due splendide moto.
Niente di speciale per la tecnica, entrambe bicilindriche raffreddate ad aria, entrambe con distribuzione ad aste e bilancieri, entrambe nude, entrambe dotate di componentistica di prim’ordine, entrambe con un design assolutamente non convenzionale.
Bicilindrico a V di 90° trasversale per la Griso, un V stretto longitudinale per la Yamaha mutuato da una custom.
Potenze comparabili, 88 CV l’italiana, 90 la nipponica.
Potenze comparabili ma non altrettanto comparabile il piacere di guida.
Il vecchio air cooled Guzzi, aggiornato e modificato, sa regalare ancora emozioni.
Certamente l’iniezione e l’accensione elettronica, il cardano attivo, i leveraggi del cambio rivisti le hanno regalato una fluidità di guida sconosciuta alle vecchie Guzzi ma le hanno fatto perdere le caratteristiche che avevamo imparato ad apprezzare, ad esempio, nella Le Mans I.
Ci manca il risucchio dei carburatori in fase di rilascio, la coppia di rovesciamento, i saltelli della ruota posteriore in staccata, il drammatico “crunck” della seconda infilata alla disperata e il tiro infinito della terza.
Ora tutto è al posto giusto, il cardano non si sente, le marce entrano da sole, la moto tira a tutti i regimi ma, per dirla tutta,…sembra di essere alla guida di una BMW .
Saremo dei nostalgici? Forse.
Comunque la moto si guida bene, le sospensioni fanno il loro dovere come i freni e come tutto il resto.
In curva ci si disimpegna senza problemi particolari, la Griso come le sue progenitrici, preferisce i curvoni in appoggio ma se la cava benissimo anche nel misto stretto e in città a dispetto dei quasi 230 Kg.
Un “bravissimi” ai tecnici Guzzi.
Il motore della Yamahona invece non emoziona più di tanto a dispetto dei quasi 1700 cc, a parte un picco tra i 4500 e i 5000 giri…è piatto.
La ciclistica di riferimento per la categoria ( ammesso che si possa parlare di categoria per queste due moto ) avrebbe meritato qualcosina in più.
Avantreno della R1, telaio pressofuso con tecnica innovativa, forcellone infulcrato all’esterno del telaio e tante piccole chicche rendono la MT01 davvero ciclisticamente superdotata.
Da vecchi tuner ci facciamo una domanda: …ma il motore della Buell XB12R ci starebbe in quel telaio?
All’esame statico possiamo dire che la Yamaha ha osato qualcosina in più della Guzzi.
Entrambe sono assolutamente innovative anche se la Yamaha si richiama per molti versi alla mai dimenticata Bulldog mentre nella zona tra serbatoio e testate della Griso sembra di intravedere qualcosa della Centauro.
Entrambe hanno dato enfasi agli scarichi – magari li avremmo preferiti un tantino meno educati – la sella della giapponese sembra essere sorretta dai due mega megafoni in titanio.
Belli davvero.
Il gigantesco trombone della Guzzi invece non ci convince.
Non ci convince la sezione dei due tubi di scarico nel punto di attacco alle testate – si vede che è stata artificiosamente aumentata – ancora meno ci convince la curva del collettore al di sotto del cambio – sembra fatta apposta per riempire il gradino tra coppa dell’olio e la ruota posteriore.
Forse uno scaricozzo made in Ghezzi&Brian sarebbe stato più adatto.
Non ci convince nemmeno lo scambiatore posto a lato del basamento.
Sembra posticcio.
Chissà come sarebbe apparsa la moto se lo avessero piazzato in una appendice aerodinamica posta davanti al motore?
Le masse sarebbero state di sicuro più centralizzate.
Per entrambe avremmo preferito dei portatarga meno monumentali e degli specchietti che non assomigliassero alle antenne del Grillo Parlante.
Per la Griso avremmo preferito dei cerchi di disegno meno convenzionale e un codino dalla curva inversa a quella attuale.
Per la MT01 ci sarebbe piaciuto avere la strumentazione incassata nel faro o sul dorso del serbatoio, dei riser un tantino più alti e tali da consentire l’adozione di un manubrio bello dritto.
Allo stesso modo ci sarebbero piaciuti dei convogliatori dinamici al posto dei coperchi cromati sulle prese d’aria sul telaio.
Via, siamo incontentabili, tutto sommato si tratta di piccoli nei su dei prodotti assolutamente di pregio.
E’ normale, le case motociclistiche devono essere attente ai gusti del pubblico e alle vendite.
Al resto pensiamo noi tuner.