Una splendida giornata di Novembre.
Sarebbe stata la giornata ideale per una gita al mare ma con il polso ingessato, conseguenza di una banalissima scivolata, niente motocicletta.
Per la verità non potrei nemmeno guidare l'auto ma è impossibile restare chiusi in casa con questo tempo.
La Stradale in genere non è molto comprensiva con chi si mette al volante con il gesso al braccio ma confido nella buona sorte e nella mia capacità di convinzione.
Se mi fermano qualcosa riuscirò sicuramente ad inventarmi.
Gironzolo senza meta annoiandomi un po'.
Ricordo di aver letto in internet della mostra scambio di Sora e decido di farci una capatina.
Arrivo tardi, la biglietteria è chiusa e ormai gli standisti stanno sbaraccando. Riesco ad intrufolarmi lo stesso...aria indaffarata , un sorriso al personale di controllo al cancello e sono dentro.
Quella di Sora è la solita mostra scambio, tanto ciarpame, ferrivecchi, blocchi di ruggine spacciati per pezzi di ricambio o per moto pronte per un improbabile restauro.
Bisogna cercare bene e avere occhio allenato per trovare qualche "chicca" tra tanta monnezza.
Salto a piè pari il settore auto e gli stand dedicati alle Vespa; è incredibile come lo scooter della Piaggio sappia solleticare la memoria fino ad assurgere allo status di vera "cult bike".
Probabilmente è uno dei pochissimi esempi di design e tecnica veramente innovativo proposto dall'industria motociclistica da cinquanta anni a questa parte.
I plasticoni moderni che scimmiottano le moto vere non hanno personalità.
Visto uno, visti tutti.
Per la Vespa replicano di tutto.
In pratica si può entrare a mani vuote e uscire - con il portafogli debitamente alleggerito - con tutti i pezzi, comprese decalcomanie e fregi, per assemblare un mezzo di sana pianta.
La prima moto degna di nota in cui mi imbatto è una Aermacchi - Harley Davidson Sprint 350; è abbastanza ben messa a parte la sella rifatta in stile - che Dio li perdoni - custom.
E' sempre affascinante la Sprint, anche se adattata al gusto americano con il serbatoio a goccia e lo scarico sdoppiato, il bel motore a cilindro orizzontale ideato da Alfredo Bianchi fa sempre la sua figura.
Finalmente una bella moto: una Ducati 350 monocilindrica elaborata dalla NCR di Bologna - marchio storico legato indissolubilmente alle Ducati da competizione - e proposta dallo storico concessionario Enrico Roccatani.
Niente, le foto parlano da sole.
Subisco sempre il fascino della bellezza essenziale e aggressiva delle moto da competizione e di quelle ben fatte in particolare.
Starei delle ore a rimirarla ma voglio completare il giro.
Uno standista dall'accento romano propone in vendita una Honda 350 bicilindrica, un pezzo interessante anche se non particolarmente quotato.
Le condizioni sono cattive, ruggine dappertutto e mancanza di alcuni pezzi.
La richiesta di 1500 euro è francamente folle.
Niente scarichi, parafanghi, carburatori, strumentazione, sella, e soprattutto documenti.
Uscendo, poi, vedrò con piacere la Honda e la Laverda andare via invendute sui carrelli.
Lo stand di un "romano" espone una serie di Honda splendidamente restaurate.
CB Four 350, 500 e 750.
Quasi umana è invece la richiesta per una Honda 400 Sport ben conservata.
In un angolo noto una macchia gialla...è un Itom Astor della metà degli anni '60.
Un cinquantino sportivo dalla linea aggressiva e filante. Da ragazzino ricordo di aver invidiato i ragazzi più grandi con l'Itom; per me era ancora tempo delle due ruote "a pedali".
Allora sembrava grandissimo e velocissimo.
Ora lo guardo con nostalgia e mi chiedo se quelle rotelline e quella forcellina potrebbero reggere i miei quasi cento chili di peso senza piegarsi.
Un altro cinquantino non meglio identificato - a prima vista sembrerebbe un Mondial Sport - con una improbabile carenatura integrale e l'aria di aver corso davvero.
Mi piacciono i "piccoli bastardi" e ancor più i loro piloti.
Ci vuole fegato e pelo sullo stomaco per lanciarsi in una bagarre a quasi 100 km/h contando su quei pneumatici e su quei freni.
Probabilmente vieterei a mio figlio di farci il giro dell'isolato e invece c'era gente che ci andava in pista.
Altra stoffa.
Chiudo con una bella coppia di Lambrette delle prime serie.
Essenzialità allo stato puro.
Al confronto le Vespe erano opulente e offrivano un comfort "sibaritico". L'Italia che si rimettevain moto aveva bisogno di questi mezzi e qualcuno glieli forniva.
Noi con cosa ripartiremo?