Quante volte mi è capitato di scrivere qualcosa
sulla Moto Guzzi T5?
Tante.
Forse perché tra le Guzzi serie grossa è la più
facilmente reperibile a prezzi abbordabili.
Si voglia per l’estetica un po’ sgraziata, si
voglia perché adottata in numero considerevole dalle forze di polizia e fino a
poco tempo fa acquistabile per pochi spiccioli alle aste dei veicoli dismessi
dalla P.A..
Anche la mia Penny era in origine uno di quei
mastodonti in bianco/azzurro.
Eppure la T5 aveva tanti pregi e pochi difetti:
robusta, affidabile, sufficientemente potente e veloce e facilmente
customizzabile.
La quasi totale intercambiabilità delle componenti
con tutte le altre Guzzi con il telaio Tonti - dalle Le Mans alle California -
ha consentito una infinità di varianti, dalle più sportive alle più turistiche.
Questa che ho beccato a Vallelunga in occasione
della 500 Km Endurance Gruppo 5 è l’espressione massima della essenzialità e
della voglia di correre.
Il proprietario/pilota si è limitato a spogliarla
di tutto quanto possibile conservando quello che c’era di buono e gettando via
senza pietà tutto il superfluo.
Telaio, freni , sospensioni e contagiri sono
restati quelli originali e le
sovrastrutture sono limitate a un bellissimo serbatoio in alluminio e un codino
foggiato pensando alla sella della 350 Bialbero degli anni 50.
Niente carena; soltanto una tabella portanumero.
Il risultato è una moto da 178 kg contro i quasi
250 della T5 P.A.
Ovviamente il motore è stato debitamente pompato e
il proprietario/pilota non si è ovviamente sbottonato più di tanto.
E’ evidente invece l’ignorantissimo scarico
totalmente aperto.
Concessioni all’estetica?
Zero.
Non ci si è preoccupati nemmeno di togliere il
celeste d’ordinanza dai dischi – debitamente sforacchiati – e dai coperchi
delle testate.
C’erano tante Guzzi a Vallelunga; tutte belle,
curatissime, alcune assistite e messe a punto da Bruno Scola in persona ma
questa T5 è quella che mi è piaciuta di più.