Se vi capitasse tra le mani una Honda CB 750 Four
del 1972 in queste condizioni cosa ne fareste?
Potreste lanciarvi in una lunga, difficile e
costosa operazione di restauro o affidarla a mani esperte per trasformarla in qualcosa di diverso,
personale, minimal ma curata al punto
giusto, immediatamente riconoscibile come la settemmezzo che cambiò la nostra
idea di moto e comunque coerente con lo spirito Cafè Racer.
Intendendo per cafè racer quelle moto nate come
tranquille turistiche e trasformate, non solo esteticamente, in mezzi più
performanti, stabili, veloci e capaci di imbrigliare in sicurezza e rendere
pienamente godibile la cavalleria espressa dagli “inline four” anni ’70.
Vabbè, se siete qui a spendere qualche minuto per
leggere l’articoletto significa che la storia la conoscete perfettamente e
quindi bando alle ciancie.
Le mani esperte sono quelle di Willi Alonzi; sì,
quello della Honda 500 Four nera e oro che ho già pubblicato sul cafè,
direttore sportivo del Techno Racing Team e pilota dilettante.
La moto è stata spogliata completamente; via
serbatoio, forcella, forcellone, cerchi, strumentazione, parafanghi e tutto il
resto; il nudo telaio è stato mondato da staffe e staffette, sabbiato e
verniciato.
Il motore, a cui non sono state apportate
modifiche, fatta salva l’adozione di un radiatore dell’olio, è stato fatto a
pezzi, revisionato, sabbiato e verniciato di nero; i carburatori revisionati,
accordati e dotati, mandata in pensione la scatola del filtro, di quattro bei
cornetti liberi.
Le sovrastrutture sono ridotte all’osso: serbatoio
della CB 550 SS, sella handmade, contagiri minimal, faro e ammortizzatori e
fanalino posteriore aftermarket, frecce piccole in “finto” carbonio (orribili !),
rivestimento del serbatoio dell’olio e fianchetto sinistro in “vero” carbonio,
un accenno di parafango posteriore e nulla più.
Nemmeno uno specchietto retrovisore.
Gli interventi “pesanti” si sono concentrati sulla
ciclistica:
forcella, piastre e semimanubri prelevati da una
Suzuki GSX R del 2005; questo ha comportato una consistente diminuzione del
valore dell’avancorsa a tutto vantaggio della maneggevolezza.
forcellone in alluminio Suzuki GSX 750 del 1985
debitamente accorciato.
cerchi Honda CBX calzati con pneumatici 150/17” al
posteriore e 120/18” all’anteriore.
dischi anteriori da 300 mm morsi da pinze a
quattro pistoncini Nissin
tubazioni di tipo aeronautico
freno posteriore da 300 mm con pinza a due
pistoncini.
Supporti motore e paraschizzi in carbonio.
Pedane e supporti vari sono stati realizzati in
alluminio lavorato al CNC.
Impianto di scarico 4 in 2 con terminali megaton verniciati di nero e scarichi
fasciati come vuole la moda del momento.
Una chicca: il coperchio delle punterie con la
scritta incisa Techno Racing Team e il numero 72, l’anno di nascita del
proprietario.
Non sono riuscito a guidarla ma una volta in sella
la posizione è confortevole e la moto da la sensazione di essere corta,
corta…quasi una Buell.
Dai Willi, aspettiamo la prossima.