Avrei voglia di fare qualche giro in moto un po' più impegnativo del solito ma mi sento male al solo pensiero di mettere addosso giubbotto, guanti e stivaletti e sciropparmi un tratto di strada più o meno lungo sotto la canicola.
Meglio aspettare Settembre.
Inoltre devo approfittare della giornata semifestiva per lavorare un po' sulla Guzzi e un po' sulla VFR.
La Honda deve essere in piena forma meccanica e estetica per affrontare il periplo della sicilia che ho in mente di fare la prima settimana di Ottobre.
Il percorso più breve che mi tolga dall'afa è quello che porta sulle montagne dell'Abruzzo fino a quota 1600.
Una quarantina di chilometri di curve amiche da fare allegramente.
Al Passo, poi, è facile trovare qualcuno con cui chiacchierare di moto.
Sempre che non ci siano gli "sbirri" a rovinare la giornata.
Come il carabiniere tutto di un pezzo che un paio di settimane fa mi ha ritirato il libretto della moto per la revisione scaduta da tre giorni.
Ero in torto, ovvio, ma i tutori dell'ordine dovrebbero essere consci che è più produttivo educare che reprimere.
Inutile; concetti tanto complessi sono al di fuori della portata del carabiniere medio che non interpreta, obbedisce.
Vabbe', ho contribuito con 155 eurini al loro fondo pensione.
Al Passo invece non c'e nessuno a parte un gruppetto di "Valentino Replica"in tenuta da combattimento appoggiati senza parlare ai loro missili terra/terra - probabilmente sono venuti su più veloci dei loro pensieri e ora aspettano che questi li raggiungano - e un trio di Harleisti.
Non ho niente in comune con nessuna delle due categorie per cui faccio una passeggiata sotto i faggi, libero la mente e mi godo il fresco.
Al ritorno decido di passare per i paesini della Valle di Comino, San Donato, Alvito.
I panorami sono da sogno, pietre bianche incastonate nel verde delle colline con le montagne aspre del Parco sullo sfondo.
Uscendo da Alvito, quando già sto dando gas, l'occhio cade su una sagoma verde.
Freno, faccio inversione e mi avvicino.
Mi complimento con la mia visione periferica, la macchia verde è una Norton Commando in livrea english racing green.
Splendida.
Mi avvicino per guardarla meglio, ha la targa inglese e è tenuta egregiamente.
Ringrazio il signor Nokia per aver costruito un cellulare con fotocamera da 5 megapixel, la Fuji l'ho lasciata a casa.
Mentre sto scattando viene fuori il proprietario.
Mi racconta la storia della Norton.
L'ha scambiata con una Harley seminuova ( non è mai troppo tardi per rinsavire!) deluso dalle prestazioni di quest'ultima.
La moto nasce come Commando stradale e viene modificata con componenti Norvil da un certo Mister Smith, pilota, presumibilmente gentleman, in terra d'Albione.
Le sovrastrutture sono quelle della PR (Production Racer), essenziali e classiche.
Neanche il proprietario conosce tutte le modifiche apportate, so soltanto che la trasmissione primaria è a cinghia dentata anzichè catena duplex, che i carburatori sono degli Amal Concentric, che albero a camme e valvole sono di tipo racing e che l'impianto elettrico prevede la batteria a perdere.
Inusuale e originale la scelta di usare il contenitore del tachimetro, asportato, per alloggiare i comandi elettrici ridotti all'osso.
Il contagiri Smiths meccanico è ruotato nella posizione racing classica.
L'impressione è di leggerezza e velocità, un vero "dangerous toy".
Il proprietario mi apre le porte del suo garage, ci sono altre due moto.
Una splendida Ducati Scrambler caferizzata con serbatoio cromato, sella clubman e componentistica racing e una BMW R60/6 in condizioni pari al nuovo.
Chiacchierando scopro che a suo tempo realizzò e vendette una Guzzi 750S che ebbi occasione di fotografare tempo addietro. E' incredibile quanti bravi preparotori di "garage bike" e veri appassionati ci siano nella nostra zona.
Peccato che nessuno riesca a coagulare e far emergere tanta passione. Ma forse è meglio così, non si sa mai quali piacevolissime sorprese possa riservare una banalissima passeggiata in un caldissimo sabato di mezza estate.