Del pilota ciociaro Franco Mnancini trascrivo quello che hanno detto di lui William Alonzi, direttore sportivo dell'omonimo Motoclub e Roberto Patrignani.
William Alonzi: Il 3
Marzo del 1930, in casa del Dottor Pietro Mancini venne alla luce un
bambino a cui fu dato il nome di Franco.
Era il loro Astro,
nome che avrà una grande importanza nella vita futura di Franco Mancini.
Nel primo
dopoguerra le aziende motociclistiche si erano rese conto che gli italiani
avevano il bisogno di muoversi velocemente, i soldi erano pochi e bisogna va
creare un prodotto economico.
Ecco allora il
fiorire di motocicli come la Lambretta, la Vespa, lo scooter Agusta 125, il
Ducati Cucciolo.
Franco Mancini,
come tanti suoi coetanei scopre le due ruote e ben presto la sua curiosità
lascia il posto al suo coraggio e al suo ardore che lo porteranno a diventare
un pilota.
Papà Pietro non
vedeva di buon occhio l’iniziativa del figliolo proibendogli di prendere parte
alle competizioni ma Franco era ormai stregato dal motociclismo agonistico e
decise di contravvenire al volere paterno.
Si iscrisse alle
prime gare con lo pseudonimo di “Astro” in modo da poter tenere segreta al
padre la sua partecipazione.
Questo escamotage
ebbe tuttavia vita breve perché il suo talento innato lo portò subito a
mettersi in evidenza con la vittoria in svariate competizioni.
I promettenti
risultati fecero cadere anche le ultime resistenze del Dottor Pietro che
comunque non concesse mai al figlio la propria piena approvazione.
Franco che amava
molto curare personalmente la messa a punto delle sue moto trascorreva intere
giornate a Tavernanuova di Isola del Liri Superiore dove si trovava l’officina
del suo meccanico, da tutti conosciuto come “Croccantino”.
Passava facilmente
da una moto di media cilindrata all’altra portando in gara Mondial, gilera, MV
Agusta, Parilla, Ducati e Rumi.
In molte occasioni
riuscì a lasciarsi dietro moto di grossa cilindrata come nella Ariccia-Madonna
del Tufo del 1961 dove, in sella alla sua Prilla 250 con 3’29”01 risultò primo
assoluto stabilendo nello stesso tempo il nuovo record del tracciato.
In quegli anni
strinse amicizia con Cleto Catallo, figura che assumerà una importanza rilevante
nella sua carriera.
Catallo lo seguiva
in ogni gara passando senza alcun problema dal ruolo di meccanico a quello di
Direttore sportivo.
Dal 1960 al 1963,
Mancini colse quarantadue vittorie e vinse il campionato di classe per tre
stagioni consecutive.
Fu spesso
utilizzato a sua insaputa come collaudatore di alcune case motociclistiche che
gli fornivano moto con caratteristiche non ancora note.
Le moto gli
venivano spedite per ferrovia uno o due giorni prima della gara direttamente
sul luogo della competizione e quindi senza alcuna possibilità di conoscere le
caratteristiche tecniche.
In caso di guasto
bisognava attendere il benestare della casa prima di poter aprire il motore.
I successi di
Mancini non passarono inosservati da Ferruccio Gilera che lo convocò a Monza
per una serie di test sulla Gilera 4C insieme al barone del motociclismo
inglese Geoffrey Duke e a Gilberto Milani.
Alcuni giorni dopo,
il 24 Novembre del 1963, Mancini si recò a Vallelunga con la “Matta”, la sua
Parilla 250, per un allenamento.
La Parilla scivolò
su una macchia d’olio e Mancini si schiantò contro un guard rail.
I meccanici
accorsero tempestivamente ma ogni tentativo di strapparlo alla morte fu vano.
Qualche giorni dopo
la sua morte pervenne la lettera della Gilera che gli comunicava la sua
assunzione come pilota ufficiale della 500 4C.
Roberto Patrignani:
…San Cesareo/Montecompatri, fu questa l’ultima vittoria della Gilera 175
Bicilindrica e purtroppo anche di Franco.
In seguito ai
successi con la 175 e le pressioni che Nardi fece presso la Gilera, Mancini
ebbe il privilegio di provare la 4 cilindri a Monza e visti i buoni tempi che
aveva fatto segnare si pèarlava di un suo inserimento nella squadra ufficiale
per le grosse cilindrate.
In vista di questa
possibilità, Franco si allenava costantemente con la Norton di chi vi scrive.
Il destino volle diversamente perché solo dopo una
diecina di giorni dalla prova positiva con la 4C, Franco morì con una
motoleggera a Vallelunga, dove, sempre per allenarsi voleva stabilire il record
di un’ora della pista romana.