Un mio amico di Facebook che vuole mantenere l’anonimato
mi ha inviato le foto della sua “creatura”, una Moto Guzzi Le Mans III
sottoposta a un tuning leggero e di buon gusto.
Per la verità non c’era da aspettarsi di meno
visto che l’amico in questione di mestiere fa l’architetto.
Gli interventi hanno riguardato un po’ tutta la
ciclistica e buona parte delle sovrastrutture ma l’insieme è così armonico da
non far sembrare affatto la Special una special.
Come dice la reclame: … quando una cosa funziona bene
nemmeno te ne accorgi.
Quando Antonio l’ha presa (Ops, l’ho detto) la Le Mans
già non era in condizioni originali e così il nostro architetto ha tenuto
quello che c’era di buono e buttato via il superfluo.
Quindi via il serbatoio, sostituito da uno in
vetroresina prodotto da Europlast di Succi; via il brutto cupolino con annesso
il pessimo faro rettangolare ( mutuato dalla Fiat 127) sostituito con un
elemento circolare; la sella è stata rimodellata in una forma meno squadrata e ha
guadagnato un nuovo rivestimento; via il manubrio con i relativi blocchetti,
gli specchietti, i parafanghi, il gruppo ottico posteriore, le frecce, il
cruscotto, i dozzinali cornetti in plastica di aspirazione dei carburatori…oddio,
mi sta venendo il fiatone.
Di serie sono rimasti gli scarichi che però
saranno presto sostituiti da una coppia di Lafranconi “Riservato Competizioni”,
gli ottimi ammortizzatori Koni e i fianchetti.
Anche questi però sono destinati presto a prendere
la via dello scatolone delle cose inutili non appena il Nostro avrà rimediato
una coppia di elementi di provenienza V7 Sport.
Per le altre componenti Antonio ha attinto a piene mani dai cataloghi Stein Dinse e Officine 08 altri pezzi come i bellissimi cerchi Borrani record e la forcella provengono da altre Guzzi come la T3 e la SP 1000.
L’elemento che meno mi convince è il cruscotto, un
po’ troppo massiccio.
Personalmente, ma i gusti sono personali e quindi opinabili
per definizione, avrei preferito qualcosa più in tono con la snella essenzialità
della Le Mans e che magari contemplasse il solo contagiri.
In tre mesi, durante i quali ha destinato alla Le
Mans ogni momento libero, ha messo su il tutto non prima di aver sobriamente “pittato”
di grigio metallizzato il serbatoio e in nero il poco restante.
Nessun intervento è stato fatto sul motore, la Le
Mans era già abbastanza pepata così com’era e sufficiente a soddisfare
pienamente nella guida sportiva ma senza velleità pistaiole.
Un estimatore delle cafè racer resta però sempre
tale e pertanto la striscia racing e lo
stemma del Club 59 sul serbatoio non potevano certo mancare.