A strange kind of bike
The kind that gets written down in history
Her name was nancy
Her face was nothing fancy
She left a trail of happiness and misery…”
Non credo che il proprietario abbia chiamato Nancy questa Kawasaki però parafrasare A Strange Kind Of Woman dei Deep Purple mi è venuto istintivo.
L’ho pescata stamattina da un meccanico che conosco e che la sta mettendo a punto.
E’ come dire…strana.
Telaio del Kawasaki 900 e motorone del GPZ 1100.
Messa giù da pista senza badare più di tanto all’estetica.
Her face was nothing fancy... di solito i “Frankenstein” a due ruote non mi stanno simpatici a meno che non abbiano una ferrea coerenza tecnica e estetica ma questa mi ha colpito ugualmente.
Niente da dire sul propulsore che davvero può passare alla storia con i suoi 130 cavalli piuttosto arrabbiati e gli ingombri laterali di un SUV.Per fortuna la moto ha subito l’amputazione dell’alternatore e quindi gode di una “carreggiata” più contenuta.
La forcella è quella stock del GPZ dotata del famigerato sistema “anti-dive”, un marchingegno molto in voga negli anni ’80 e destinato a rendere ancora più pericolose di quel che già erano delle moto con motori potenti e ciclistiche quantomeno approssimative.
Il ritorno dell’olio è tappato e spero per il proprietario sia lasciato così.
Sul cerchio da 16” stock sono stati montati due dischi in acciaio autocostruiti con uno strano schema di foratura molto incline, a mio modesto parere, alle criccature.
She left a trail of happiness and misery…al retrotreno, oltre ai classicissimi e degnissimi Koni a doppia regolazione, c’è un bel forcellone in alluminio a sezione rettangolare dotato di capriata di rinforzo inferiore (costruito un po’ sullo schema dello Z 1100 anni ’90) dall’aria molto solida.
Le leggere pedanine sarebbero molto belle se non fossero verniciate in un orribile color rosso.
L’ignoranza pura fatta scarico che spunta sul lato destro e i corti cornetti dei carburatori promettono un sound da far tremare – crollare sarebbe esagerato – le mura di Gerico.
Serbatoio del GPZ, codone in resina e mezza carena completano l’opera.
Il color rosato del neoprene del codone insieme al giallo dei cerchi, il rosso delle pedanine, il verdolino metallizzato e l’argento delle sovrastrutture creano la cacocromia che me la ha resa simpatica.
La moto è stata comprata in Toscana e portata dal mio amico meccanico per la revisione e la messa a punto, tutt’ora in corso, per l’uso in pista.
Se la livrea sarà lasciata com’è…don't worry be happy.