Questa l’ho pescata parcheggiata per le vie di Roma.
Sì, è proprio lei: la piccola di casa Guzzi, la
V35.
Progettata durante l’epoca di Alejandro De Tomaso
sulla base della V50, che all’epoca riscuoteva un buon successo di vendite, con
la medesima ciclistica ma con cilindrata ridotta per evitare gli aggravi
fiscali esistenti a quel tempo sulle
cilindrate oltre i 350 cc.
Un buon progetto visto che a tutt’oggi (Ahimè!) le
“piccole” della Guzzi, dalle Nevada alle V7, adottano lo stesso telaio e
praticamente lo stesso motore per quanto aggiornato.
Trentacinque cavalli spalmati su una motina
piccola, affidabile, comoda anche per due, dai consumi ridotti e con la quale
si poteva affrontare anche qualcosina in più di una gita fuoriporta.
Non ci si potevano aspettare ovviamente
prestazioni eclatanti; la V35 era irrimediabilmente votata al turismo a breve raggio
e ai percorsi cittadini.
La fantasia dei Tuner però non ha limiti e così la
paciosa bicilindrica si è trasformata in un ibrido tra bobber e cafè racer.
Aggressiva per quanto possibile, grezza il giusto
e equilibrata.
Tra plasticosi scooter e moto senz’anima si faceva
notare come una mosca su una torta alla panna.
Niente modifiche al telaio, eventuali modifiche al
motore ignote, sospensione anteriore accorciata e dotata di soffietti, ammortizzatori
e faro provenienti da un Nuovo Falcone, serbatoio di un Gilera 124 Country (almeno
così mi sembra), pinze e dischi originali collegati da tubazioni di tipo
aeronautico, cerchi a raggi provenienti presumibilmente da una cuginetta
Benelli, sella realizzata con un foglio di lamiera e poca imbottitura, piccole e
cattivissime frecce aftermarket, manubrietto a “M” Tommaselli style, tanta
vernice nera e troppa rossa…et voilà, les jeux sont fait: la piccola e scialba Cenerentola si è trasformata nella
bella Strega cattiva.