Ormai ho deciso, la storia di Penny - la Guzzi 850 - è ora che si concluda; da troppi anni ho iniziato i lavori e ora ho fretta di metterla in strada.
In prima battuta avevo pensato di montarle su un cupolino ma l'idea di lasciarla nuda mi affascina di più.
Sarà una seconda o terza moto e la userò solo in qualche occasione per cui la protezione areodinamica non è fondamentale.
I viaggi e gli spostamenti di lavoro li farò con la VFR 800 che ho portato a casa qualche giorno fa.
Mi sono procurato per qualche diecina di euro un faro tondo di provenienza V11 e ora ho bisogno delle staffe per il montaggio.Bene, direte voi, basta andare dal primo rivenditore di accessori aftermarket ed è cosa fatta.
Beh, vi assicuro che non è così semplice.
Batto la provincia senza alcun risultato.
Le Custom House hanno chiuso, c'è la crisi e la gente non spende più come un tempo e per lo stesso motivo i rivenditori non fanno più magazzino.
L'ultima tappa della mia Via Crucis mi porta in una officina/rivenditore auto e moto della mia città.
Mauro, il proprietario, mi dice che non ne ha ma forse può aiutarmi dandomi quelle di un Kawasaki Z 1000 che ha smontato per farne una moto da corsa per le gare di Endurance per motociclette classiche.
Chiacchieriamo per un po' e decide di farmela vedere.
La moto se ne sta sul banco ancora in fase di ultimazione.
Aggressiva.
Non ci sono altri aggettivi.
Aggressiva, grezza il giusto e dall'aria efficace.
Telaio del Kawa 900, forcella e cerchi e freni di provenienza Suzuki anni '80, splendidi ammortizzatori Bitubo di provenienza Kawasaki 1000 (quello con la trasmissione a cardano che li montava di serie), brutale quattro in uno e tante piccole chicche in alluminio sparse per tutta la moto.
Mauro se li è costruiti da solo con l'ausilio di un piccolo tornio che fa bella mostra di se di fianco alla moto.
Staffe per le pinze anteriori, supporti inferiori degli ammortizzatori, pedane e relative piastre, staffe per la carena...tutto home made.
Da solo, con la vetroresina, si è costruito anche il serbatoio e il codino.
Colpo al cuore, per uno come me da sempre appassionato dalle endurance classiche, è la striscia di vetroresina lasciata senza verniciatura su un lato del serbatoio per il controllo livello carburante.
La proverbiale instabilità dei Kawa dell'epoca alle alte velocità era in gran parte dovuta al forcellone troppo corto.
Ora al posto del forcellone originale ce ne è un altro, anche questo autocostruito, in acciaio a sezione rettangolare più lungo di qualche centimetro.
Il conseguente aumento del passo è stato recuperato riducendo l'avanzamento degli steli della forcella.
Ora la moto promette di essere più stabile e più reattiva.
Aspetto di vederla in pista.
Domenica 17 Aprile 2011
Ecco la Kawasaki di Mauro in veste definitiva alla presentazione del Techno Racing Team di Isola del Liri
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