CHI SONO

Sono malato di moto.

Mi piacciono tutte ma preferisco quelle che hanno sacrificato qualche orpello originale o la conformità alle norme del codice della strada sull'altare dell'edonismo per l'esaltazione dell'ego del loro possessore. Moto mutilate? Non proprio.
Preferisco immaginarle, che Dio mi perdoni l'eresia, come le sculture che Michelangelo immaginava intrappolate nei blocchi di marmo. Moto liberate da quanto imposto dai diktat degli studi di marketing, dal politically correct, dalle normative ambientali, dalle regole imposte dai burocrati. Moto scostumate, irriverenti, esibizioniste, visionarie ma vere vive e pulsanti.
E senza fare distinzioni tra custom, bobber, streetfighter, racer replica ecc. ho voluto creare uno spazio virtuale in cui incontrarsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni e sul quale proporre le proprie creazioni. Quache paludato bacchettone resterà inorridito ma ritengo che ogni prodotto dell'ingegno umano sia Cultura. Inviatemi le foto delle vostre creature e un commento sull'iter mentale e operativo che ha condotto all'evento.
Da me l'ingresso è libero.

Qualcosa su cafè sport



mercoledì 25 gennaio 2012

Ducati Pantah 854 by Rocco Belli

La Ciociaria è terra di motociclisti, non so per quale motivo ma la passione per le moto veloci qui attecchisce e produce non solo piloti ma anche degli ottimi preparatori.
Gente come Giuseppe Battisti, Parravano, Ugo Passari, Orlando Fusco, D’Alesio e Rocco Belli preparano, specialmente per le gare del Gruppo 5, moto che oltre ad essere belle da vedere vanno forte davvero.
Ho già scritto qualcosa, ad esempio, sulla Ducati Mark 3 con testata bialbero e trasmissione a cinghia dall’ingombro in altezza davvero limitato realizzata da Belli.

Sono capitato nella sua officina qualche giorno fa e ho avuto modo di ammirare le sue Ducati Pantah preparate per l’Endurance Moto Classiche; una in versione 2011 e una pronta per il campionato 2012.



Ah, per inciso, nell’officina era in via di restauro e preparazione un pezzo di storia motociclistica come la Matchless G45 della quale però parlerò un’altra volta.
La base di partenza per la realizzazione delle Ducati è il Pantah, una moto che come tutti sanno fu progettata dall’Ingegner Taglioni - largamente ispirata alla 500 GP realizzata nel 1973 da Armaroli - e che segnò la svolta epocale in casa Ducati dal telaio a doppia culla e la distribuzione a coppie coniche al telaio a traliccio e la distribuzione a cinghia dentata.
Le moto hanno subito un aumento di cilindrata fino a 854 cc e cioè il limite fisico massimo consentito dal propulsore senza infrangere il regolamento.
A dir la verità qualcuno ha provato a barare montando cilindri e imbiellaggi del Monster 900 portando la cilindrata oltre i 1000 cc, ma le moto così equipaggiate acquisiscono una sonorità completamente diversa e quindi sono facilmente riconoscibili.
Anche le moto di Belli montano teste di derivazione Monster e infatti su quella del cilindro verticale si notano le saldature necessarie a invertire l’aspirazione con lo scarico e viceversa ma non sono state apportate modifiche all’albero motore e comunque tutto rientra nei limiti del regolamento.


La moto 2011 monta la forcella originale, ovviamente rivista nelle molle e nell’idraulica, e una coppia di Koni al posteriore, mentre la versione 2012 è dotata di una forcella Marzocchi di derivazione Laverda mentre la sospensione posteriore è stata modificata in monoammortizzatore con l’aggiunta di una capriata superiore e di un pregiato mono Ohlins.



La versione 2011 è dotata di accensione esterna mentre la versione 2012 conserva quella originale.


Entrambe le moto sono alimentate da carburatori Dell’Orto PHM da 40 mm rialesati a 41 mm e sono dotate di uno scarico 2 in1 artigianale a passaggio basso con tromboncino aperto dotato di un piccolo controcono per evitare la "megafonite".


Come al solito Rocco non si è sbottonato affatto sugli interventi sulla meccanica ma mi ha raccontato che le sue Ducati hanno superato in rettilineo le Moto Guzzi il cui limite di cilindrata, da regolamento, è di 1200 cc.
Io gli credo.